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Cronaca Zona Industriale / Via Prima Strada

Rapina imprenditori cinesi in hotel Padova: arrestati vicini 'ndrangheta

L'episodio nell'aprile 2014, all'Ac Marriott di via Prima Strada, dove tre commercianti vennero sequestrati e derubati nella stanza d'albergo di 20mila euro da parte di quattro calabresi ora in manette

Dopo quasi un anno di indagini, gli autori della rapina con sequestro, subita il 9 aprile del 2014 da tre imprenditori cinesi all'Ac hotel Marriott di via Prima Strada a Padova, sono stati individuati ed arrestati dalla squadra Mobile.

'NDRANGHETA. In manette, all'alba di venerdì, è finita una batteria di quattro rapinatori calabresi trasfertisti, legati ad una cosca della 'ndrangheta e abituati a spostarsi in giro per l'Italia ma anche all'estero per mettere a segno i colpi. L'operazione, denominata "Dalla Calabria con furore", diretta dal pm Benedetto Roberti, è stata coordinata dal Servizio centrale operativo. Il blitz ha di fatto sventato altre rapine che gli indagati erano in procinto di compiere. I provvedimenti di custodia cautelare in carcere emessi dal gip euganeo Margherita Brunello sono stati eseguiti dagli agenti della Mobile padovana con la collaborazione dei colleghi di Alessandria, Crotone, Cosenza e Varese.

LA RAPINA. Il 9 aprile del 2014, nella stanza 316 dell'hotel Marriott, si registrò una cruenta rapina con sequestro di persona ai danni di tre uomini d'affari cinesi. Vittime tre commercianti che stavano trattando l'acquisto di uno stock di abbigliamento e casalinghi con un altro cittadino cinese, contattato mediante un'inserzione su giornali madrelingua. A seguito di indagini si appurò che un commando di quattro uomini, fingendosi poliziotti tramite l'esibizione di falsi distintivi, aveva fatto irruzione di prima mattina nella stanza dell'hotel con pistola in pugno, immobilizzando le vittime con fascette di plastica. Le telecamere della videosorveglianza dell'hotel avevano evidenziato che il raid, organizzato nei minimi particolari, era stato attuato da soggetti italiani, forse su commissione. I rapinatori, puntando alla testa di una vittima una pistola, si erano fatti consegnare un bottino di circa 20mila euro, raccolti in un trolley e in una borsa. Quindi la fuga con l'"ostaggio" a bordo di una berlina grigio chiaro, risultata poi una Opel Vectra con targa di nazionalità svizzera, prendendo prima l'autostrada A4 verso Brescia e, successivamente, la A21 direzione Alessandria, proseguendo poi verso Busto Arsizio (Va), raggiungendo più tardi la zona di Ponte Stresa (Va), fermandosi alla fine nel Comasco.

LE INDAGINI. Gli investigatori della squadra Mobile, da rilievi tecnici, testimonianze e riscontri, dubitarono subito del ruolo di vittima del cinese rapito, riuscendo anche a rintracciare in provincia di Treviso l'auto del finto ostaggio, che era l'esca e il basista della rapina. Nella perquisizione del cinese - che risulta ancora ricercato - è stato rinvenuto un fogliettino molto utile con i riferimenti di uno degli italiani appartenenti al commando. Dopo soli venti giorni dalla rapina, venne controllata una Opel Vectra 3.0 Td con targa svizzera, intestata ad una società di noleggio di Chiasso, a bordo della quale c'era Cosimo T., 31enne di Cosenza, già condannato per rapina in Svizzera. In base agli spostamenti di quest'ultimo, gli inquirenti sono riusciti successivamente a risalire agli altri componenti della banda e ad accertare le loro responsabilità nella rapina all'hotel Marriott. Ruolo cruciale aveva Alessandro V., 36enne di Busto Arsizio, pluripregiudicato per rapine, che fungeva da collante tra i complici Giuseppe M., 41enne domiciliato nel Varesotto, pluripregiudicato per rapine, e Fortunato G., 50enne residente ad Alessandria, a sua volta pluripregiudicato.

COLPI SVENTATI. Nel corso delle perquisizioni, è stato rinvenuto un kit del valore di 4mila euro, chiamato "chiave bulgara", adatto ad aprire serrature che usano chiavi a doppia mappatura e che sarebbe servito alla banda per i prossimi colpi in programma e così sventati nelle villette della pianura lombarda nella zona compresa tra Lecco, Ivrea ed Alessandria.

L'INTERVISTA AL CAPO DELLA MOBILE CALÌ:

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