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Cronaca Cadoneghe

Schiava del marito per contratto "Frustate e aghi nelle parti intime"

Martedì, nell'ambito del processo in cui l'ex coniuge è accusato di stalking, la donna è stata chiamata a fornire in tribunale a Padova la sua versione dei fatti: "Non c'erano più limiti alla mia sicurezza personale"

Dopo 7 anni di sottomissione, durante i quali, con tanto di sottoscrizione di un "contratto", si era volontariamente piegata alle volontà del marito, esaudito in ogni suo desiderio di natura sessuale, la "schiava" aveva deciso di svincolarsi e lasciarlo. Da allora, a detta di lei, una commessa 33enne, sarebbero iniziate le persecuzioni da parte di lui, un 44enne, noto gestore di locali, nonché "mastro cordaio", esperto nella tecnica del "bondage", pratica erotica basata su costrizioni fisiche realizzate con legature. L'accusa di violenza sessuale non era stata accolta dal pm per via del "contratto", ma l'uomo era stato comunque rinviato a giudizio con l'accusa di stalking. Secondo la difesa, l’ex marito cercava solo di vedere il figlio.

LE PUNIZIONI. Martedì, nell'ambito del processo, l'ex "schiava" è stata chiamata a fornire in tribunale a Padova la sua versione dei fatti - come riportano i quotidiani locali - la donna ha sottolineato di aver posto fine alla relazione in quanto "non c’erano più limiti alla mia sicurezza personale", quindi ha riferito delle pratiche a cui non era più disposta a sottoporsi, come frustate e aghi nelle parti intime, appesa sottosopra con delle corde. Queste le "punizioni" inferte dall'allora compagno, da cui aveva avuto anche un figlio, se lei non si faceva trovare, al ritorno a casa, come richiesto, "con le autoreggenti o nuda con i tacchi alti". Per soddisfare le esigenti pretese sessuali del coniuge, verso ormai il capolinea del matrimonio, la coppia si era aperta ad altre donne che si prestassero a quelle pratiche estreme.

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