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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

"NoExpo" a Milano, parla l'agente padovano ferito da molotov: video

L'intervista su RaiUno alla trasmissione "L'Arena" al poliziotto del Secondo Reparto mobile di Padova, Alessio Padovano, colpito durante gli scontri nel capoluogo lombardo per l'apertura dell'Expo

Dopo la devastazione andata in scena a Milano venerdì 1 maggio, durante la manifestazione "NoExpo", degenerata nei violenti scontri Milano Expo Black bloc poliziotti di Padova colpiti da molotov
dei black bloc
in occasione dell'apertura dell'Esposizione internazionale, intervistato dalle telecamere della trasmissione andata in onda su "L'Arena" a "Domenica In" per RaiUno, parla Alessio Padovano, l'
agente del Secondo reparto Mobile di Padova, rimasto ferito ad una gamba colpita da una molotov.

Riportiamo di seguito l'intervista:

"Cosa prova a rivedere queste immagini? Lei per terra colpito da una molotov?"

Beh, sicuramente due sentimenti molto forti: uno positivo e l'altro negativo. Quello positivo è avere avuto i mie colleghi vicini, la mia squadra, il contingente pronto a proteggermi e ad aiutarmi, sicuramente devo molto a loro di questa situazione ben riuscita; negativo perché manifestare un qualcosa, un ideale, e far sì che l'unico mezzo di comunicazione sia la violenza, al giorno d'oggi, mi lascia ancora abbastanza sconcertato.

Cosa hai pensato in quel momento?

Ero sia spaventato, perché in quei momenti qualsiasi essere umano prova paura, e appunto per questo noi facciamo degli addestramenti, siamo preparati e pronti a gestire quelle situazioni, e anche un senso di serenità, sapevo che non mi avrebbero lasciato solo, i miei colleghi erano tutti lì pronti per me.

Se potessi dire qualcosa a questi ragazzi incappucciati, cosa gli diresti?

Guardandomi allo specchio, vorrei chiedere a lui se, allo stesso modo, guardandosi allo specchio, riesce a vedere le differenze fra me e lui e riesce a vedere lui in me, con la divisa che indosso, e con quello che rappresento, un nemico o un pericolo per lui e per gli altri, se un qualsiasi volto, mio o di qualsiasi altro mio collega, possa essere per loro un nemico o qualcuno che veramente possa ostacolare i loro ideali in maniera violenta.

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