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Cronaca

Un problema congenito all’origine della sindrome del “crepacuore”

La scoperta di due medici, il dottor Giuseppe Tarantini e il dottor Federico Migliore della Clinica cardiologica di Padova, costituisce un importante passo avanti nella comprensione e cura della malattia

All’origine della sindrome Tako-Tsubo, comunemente nota come “crepacuore”,  c’è un problema congenito. Questa la scoperta del dottor Giuseppe Tarantini, professore aggregato, e del dottor Federico Migliore, della Clinica Cardiologica di Padova, diretta dal prof. Sabino Iliceto. Nell'80% dei casi esaminati nella loro ricerca, le donne affette presentano infatti un'alterazione a livello coronarico nota come ponte miocardico.

LA SINDROME. La sindrome di Tako-Tsubo è una disfunzione del cuore che esordisce come un infarto miocardico: per una alterazione transitoria del ventricolo sinistro, si verifica una sorta di "stordimento", di paralisi delle porzioni medie e apicali del cuore tale da far assumere all'organo una caratteristica forma che ricorda quella di un tipico vaso giapponese, il "tako-tsubo ", utilizzato in Giappone come trappola per polipi. Nel 90% dei casi colpisce donne tra i 60 e 75 anni, nel momento della loro vita in cui sono più fragili, la menopausa. La sindrome si innesca in questi soggetti a rischio, donne particolarmente ipertese, in genere dopo forti emozioni negative come lutti familiari, stati ansiosi, gravi discussioni, oppure dopo stress psico-fisici rilevanti come un intervento chirurgico. La mortalità ospedaliera è fortunatamente molto bassa e di solito il ventricolo recupera la piena funzionalità entro 2-4 settimane.

LA SCOPERTA. L'aver individuato il presupposto anatomico di tale sindrome, un problema congenito coronarico (identificabile con la coronarografia o con la Tac coronarica) apre molti fronti nella comprensione di questo tipo di malattia. E offre risvolti terapeutici semplici per ridurre a zero le recidive, basati su una riduzione della frequenza cardiaca e sulla riduzione degli effetti cardiaci associati ai suddetti stress emotivi. La scoperta è stata pubblicata dal gruppo di ricerca in una delle riviste scientifiche internazionali più prestigiose in ambito cardiologico: “Jacc Cardiovascular Imaging”.

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