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Cronaca Abano Terme

Seneca, lo street artist che disegna l'amore

Ad Abano Terme le sue opere si scorgono sulle pareti degli hotel abbandonati, sulle edicole, per le strade. Come la gran parte degli street artist non ama apparire e si firma con uno pseudonimo, il nome del filosofo dell'antica Roma

Impossibile non notarlo anche se rispetto a street artist che un nome, non solo in città, se lo sono già fatto da tempo, lui è un po’ la novità del momento. Novità molto apprezzata. A Padova, è presente in Prato della Valle e in piazza Mazzini, mentre c’era un’altra sua opera, in carta, proprio in centro e se la sono portata via. E’ Seneca, nuovo fenomeno della street art padovana.

Se la sono portata via praticamente subito, una delle tue opere che era in centro, chiediamo per rompere il ghiaccio. «Capita frequentemente che se le portano via, infatti ho smesso di farle in carta, perché staccandole rimane lo sporco della colla ed è un effetto collaterale che ho notato solo poi. E non mi piace. Invece mi diverte un sacco che la gente si prenda le cose che faccio. Mi piace proprio. Infatti capita che lascio qualcosa qua o la così le persone se le ritrovano. Una bella sorpresa, no?!». Sorge spontanea la domanda, da dove spunti, che tipo di artista sei? «E’ nato tutto un po’ per caso. All’inizio non che non dessi peso ai miei lavori ma non pensavo potessero interessare, potessero piacere. Io ho sempre disegnato e dipinto per me. Però l’ho sempre fatto, tanto e da tanto».

Sono sempre un po' diffidenti gli artisti a raccontarsi, a svelarsi, perché in fondo è vero, sono le loro opere che parlano per loro. Perché aggiungere altro. «Non pensavo potessero interessare e poi ho sempre avuto la convinzione che le persone potessero vedere nei miei lavori un senso di malinconia, di tristezza. Così mi dicevo che non poteva essere. Però non solo gli amici, ma anche loro conoscenti cominciavano invece a chiedermi delle mie opere, lì mi è venuto il dubbio vero». Una risata spontanea che però dice molto del personaggio. «Per me triste è l’abbandono. Qualcuno che ti lascia, qualcosa che perdi. Ho cercato di comunicare e declinare questo concetto in più modi, soprattutto all’inizio. Per questo ho scelto gli alberghi abbandonati come i luoghi dove cominciare questa mia avventura, in qualche modo pubblica». Non è mai semplice entrare in certi luoghi, abbandonati da tempo. «Però è incredibile cosa si trova in certi luoghi. In certe occasioni ho incontrato anche persone, ma in generale quello che trovi sono spazi enormi con ancora dentro tutto ciò che c’era prima ma senza il personale o i clienti. Questo si che è triste». E’ così che hai capito che invece regalano sorrisi, gioia, le tue opere? «E’ stupenda lo sai, la sensazione che si prova quando si capisce che ciò che fai è apprezzato e rende felici, regala sorrisi».

Per questo motivo, anche se non bisognerebbe dirlo, fa sempre un regalo a chi gli porta via le opere dalla strada. Una strana forma di marketing: «Non scriverlo altrimenti diventa un delirio, però è vero». Scusa ma è troppo divertente, come faccio a non scriverlo? «E’ che quando uno si prende l’opera staccando tutto o portandosi via i pannelli, poi mi scrive sui profili social e mi manda pure le foto. Una volta un mio amico ha filmato un ragazzino in skate che passava con una mia opera che avevo lasciato dove c’è il monumento dedicato a Cristoforo Colombo. E il ragazzino poi mi ha pure scritto. Come fai a non fargli un regalo a uno così?».

Altri episodi divertenti? Dai l’idea di divertirti molto: «Confesso che quando pochi giorni fa stavo disegnando sopra le saracinesche dell’edicola che si trova poco distante da Cristoforo Colombo, è arrivata una pattuglia. Non dico se carabinieri o polizia, ma non è questo il punto. Insomma arrivano e fanno luce col faro. Così approfitto, stavo usando lo spray e la luce mi stava di fatto aiutando a vedere meglio. Io preferisco usare i pennelli, ma in certe situazioni lo spray è più pratico. Insomma, scendono gli agenti, io sono già pronto a dare documenti o cose così e uno dei due mi fa: “sei tu allora? Mia moglie sono mesi che mi chiede chi diavolo è sto Seneca. Finalmente glielo potrò dire». Ed è finita così? «E come doveva finire?». 

Seneca, lo street artist che disegna l'amore

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Simpatico e alla mano, anche quando sembra scherzare si però si vede che non è certo una persona superficiale. Nelle sue opere, ci sono sempre più piani di lettura. In pieno centro di Abano, su una delle pareti di un altro hotel abbandonato, raffigurato un bambino vestito come andava di moda tempo fa, quando qui era un gran via vai. Con una valigia e dei palloncini a forma di cuore è in procinto di partire. «E’ il turista che arriva, il turista che riparte, certo, ma è anche chi da qui se ne va. E sono quasi sempre giovani. La zona delle Terme Euganee è quella dove ci sono più opere mie perché per me è fondamentale anche il contesto, lo scenario, entro cui si inseriscono i miei lavori.  Devono dare qualcosa dove qualcosa è stato tolto. Io la vedo così. E comunque, so che colpisce sempre questa cosa che le persone si portano via le opere, che le strappino dai muri, ma è anche stupendo quando invece rimangono, per mesi. Vuol dire che le persone le sentono loro, che le apprezzano».

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Le opere su tela, quelle che non si vedono per strada ma solo in laboratorio, sono stupefacenti per intensità. «Io ho sempre fatto questo, decidere di uscire per strada è stato solo la conseguenza di un percorso. E’ chiaro che senza la spinta di chi ha sempre apprezzato le mie opere forse non lo avrei fatto». Curioso come le donne siano raffigurate con gli occhi chiusi, come a confermare che nell'essere umano rimane sempre qualcosa di misterioso, che amare vuol dire anche non dover per forza conoscere tutto dell'altro. Vale lo stesso per l'arte, non serve sapere chi si cela dietro le opere firmate per apprezzarle e goderne. «Da sapere infatti non c'è nulla. Servono solo i propri occhi, immaginazione e poi il resto riguarda quasi esclusivamente la sfera della propria sensibilità».

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