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Cronaca

Servizi sociali nei guai: incontri sospesi tra il bambino e il padre rinviato a giudizio

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

Un bambino padovano era stato costretto dai Servizi sociali a incontrare il padre dopo che lo aveva abusato. Ora il giudice dell'udienza preliminare, il dott. Gambardella, durante l'udienza preliminare dello scorso 24 ottobre ha deciso di rinviarlo a giudizio con l'accusa di abusi sessuali fissando per il 12 marzo 2014, la data della prossima udienza.

La situazione si complica anche per l'assistente sociale e la psicologa dei servizi sociali del Consultorio di Piazzola sul Brenta (Padova) che hanno permesso che questo avvenisse. Ancora più assurdo, è che tutto ciò sia accaduto sotto la completa indifferenza del Tribunale per i Minori di Venezia.

Nei giorni scorsi, dopo l'ennesima protesta e avvertimento di denuncia da parte di Francesco Miraglia, legale della madre e del bambino, il servizio sociale in persona, nella figura del suo rappresentate, ha comunicato l'interruzione degli incontri tra padre e figlio, ma non solo. In data 31 ottobre il Tribunale per i Minori di Venezia, ha emesso un decreto dove chiedeva tutta la documentazione inerente al rinvio a giudizio del padre.

"Finalmente qualcuno sembra essersi accorto della gravità della situazione e che era una decisione quanto meno discutibile l'insistere affinché questi incontri si svolgessero. - afferma l'avvocato Francesco Miraglia del foro di Modena - Mi sembra inverosimile che un servizio pubblico, quale quello sociale contribuisca a far del male a un bambino che già di per sé sta vivendo un grosso disagio, ancora più grave è poi la superficialità e il pressapochismo con cui il Tribunale per i Minorenni ha gestito la situazione rimanendo fino a ora completamente sordo davanti ad una siffatta vicenda.

A questo punto ci auspichiamo che il servizio sociale che fino ad oggi si è occupato del caso venga rimosso in toto e che il Tribunale per i Minorenni svolga effettivamente il suo compito di tutela e non semplicemente si limiti a ratificare quanto sostenuto dall'assistente sociale, dalla psicologa o dalla consulente d'ufficio di turno. Mi preme inoltre, informare l'opinione pubblica della risposta del Pubblico Tutore dei Minori della Regione Veneto a cui si era rivolta la madre per denunciare il grave disagio del figlio nell'incontrare il padre: "Si suggerisce nelle more delle indagini in corso di accompagnare fiduciosamente il piccolo Marco (nome di fantasia) nel percorso di avvicinamento al padre come disposto del Tribunale per i Minori attraverso il sostegno degli operatori socio-sanitario dello stesso incaricato". A tal proposito ogni mio commento relativo alla funzione e all'utilità di questo Pubblico Tutore dei Minori è superfluo".

Lo scorso 29 giugno, dopo aver più volte sottolineato agli organi competenti la situazione che stava vivendo il minorenne, il legale della famiglia ha deciso di querelare le due professioniste sottolineando come il loro comportamento fosse stato "lesivo","pregiudizievole" e "dannoso".

Ad accorgersi che qualche cosa non andava era stata proprio la mamma dei due bambini che aveva notato un cambiamento repentino nei figli, prima da parte della bambina che nel 2007, sentita presso il tribunale di Padova aveva affermato come il padre l'aveva costretta non solo a vedere film pornografici ma anche a spogliarsi davanti a lui e poi del maschio che non voleva incontrare l'uomo, che nel frattempo se ne era andato di casa.

Una vicenda che si spera non debba seguire gli estenuanti tempi della giustizia vista la gravità della situazione.

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