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Cronaca

Sfruttati nei campi da un caporale, lo denunciano e vengono premiati con il permesso di soggiorno

Una vicenda di sfruttamento e di caporali, che comincia nel 2017: una trentina di richiedenti asilo ospiti di varie cooperative della Bassa Padovana però denunciano lo sfruttatore e aiutano i carabinieri di Carmignano di Sant'Uurbano nelle indagini

Una vicenda di sfruttamento e di caporali, che comincia nel 2017. Ci sono una trentina di ragazzi ospiti di varie cooperative della Bassa Padovana, richiedenti asilo dell’Africa centro occidentale quindi che arrivano da Senegal, Nigeria, Mali, Gambia, Guinea e Guinea Bissau, vengono reclutati da un marocchino per fare lavori in aziende agricole. Dopo poco tempo emerge  che l’uomo che li recluta e che si spaccia per essere titolare di una ditta che offre lavoro qualificato, non li paga. L’allarme lo lancia Alberto Ruggin di Più Europa, i carabinieri di Carmignano di Sant’Urbano coordinati dal maresciallo Matteo Casadidio  lo raccolgono e cominciano a indagare. E le indagini non lasciano spazio a dubbi. Appostamenti, pedinamenti e attività di diverso tipo da parte portano alla denuncia dello sfruttatore.

Rinvio a giudizio

Si arriva quindi al rinvio a giudizio, molti dei ragazzi si costituiscono parte civile. L’avvocato Davide Zagni e il collega Zeno Baldo chiedono il parere al procuratore di Rovigo per ottenere dei permessi di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo. «Il procuratore - spiega uno dei due legali, l’avvocato Zagni - da subito risposta positiva e così otteniamo un appuntamento in questura per una quindicina di ragazzi».

Protezione

Va detto che alcuni hanno una protezione particolare e altri si sono trasferiti all’estero, per questo solo per quindici i documenti. L’imputato è invece fuggito in Marocco. La loro domanda di asilo continua ad andare avanti con le pratiche di regolarizzazione. Nel processo non sono imputati gli imprenditori, dagli atti di indagine è stata esclusa la responsabilità penale degli imprenditori.

I legali

«Queste azione - spiega l’avvocato Davide Zagni che con il collega Zeno Blado ha seguito la vicenda - ha una valenza un po’ sociale e un po’ premiale, perché viene assegnato se si denuncia e si collabora per far emergere situazioni di illegalità.  Le cooperative dove sono erano ospiti i ragazzi sono state particolarmente sensibili nell’organizzare tutto ciò che serviva. Stiamo parlando di Tangram, Sestante e Percorso Vita, sono state disponibili e si sono fatte da tramite tra noi legali e le vittime di sfruttamento. Lo stesso hanno fatto con i carabinieri fornendo loro sempre dei traduttori in modo che potessero dare più informazioni possibili».

Ruggin

Molto soddisfatto è anche Alberto Ruggin: «Una vicenda di sfruttamento e di illegalità che ha un lieto fine, una brutta storia dove la differenza l’ha fatta il coraggio e la voglia di ribellarsi a questi fenomeni di prevaricazione sui più deboli. Un segnale forte anche contro l’omertà che in questi casi è l’humus su cui fa leva chi vuole imporre lo sfruttamento». 

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