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Sherwood festival zona industriale e ridotto? "Ipotesi inaccettabili" Sindaco Bitonci apre: "Discutiamo"

Gli organizzatori replicano alle dichiarazioni degli assessori Rampazzo e Saia che in consiglio comunale lunedì hanno riferito la volontà dell'amministrazione di delocalizzare e accorciare la manifestazione. Anche il primo cittadino leghista torna, dialogante, sull'argomento

Non si è fatta attendere la dura replica degli organizzatori dello Sherwood festival, che dai loro canali web, all'insegna dell'hashtag #iostoconsherwoodfestival, lanciano la "battaglia per salvare" la manifestazione che da anni si tiene al parcheggio nord dello stadio Euganeo a Padova, a cavallo tra i mesi di giugno e luglio. A minarla le dichiarazioni degli assessori Cinzia Rampazzo e Maurizio Saia che in consiglio comunale lunedì hanno riferito la volontà dell'amministrazione di delocalizzare, magari in zona industriale, e accorciare la manifestazione, che dura più di un mese. Il motivo del Comune? Trovare una soluzione ai disagi lamentati dai residenti.

FESTIVAL NAZIONALE. "Queste ipotesi per noi sono inaccettabili - scrivono gli organizzatori, legati agli ambienti no global - Quello che fa paura a Saia & c. è la riuscita della nostra manifestazione, diventata un appuntamento musicale e culturale attraversato da un pubblico trasversale che coinvolge tutta la città ed è diventato nel tempo uno dei più importanti festival a livello nazionale".

ZONA FRANCA? "TUTTO IN REGOLA". L'assessore Saia aveva inoltre puntato il dito contro il Sherwood festival, il Comune di Padova vuole spostarlo e ridurre serate
festival anche in quanto "una zona franca dal punto di vista delle regole, dei permessi Siae, dell'Ulss
", accuse rispedite al mittente da Sherwood: "Il nostro festival è perfettamente in regola da ogni punto di vista e si svolge in totale sicurezza per le migliaia di persone che ogni sera lo frequentano".

IN ZONA INDUSTRIALE? "GHETTIZZAZIONE". "Un festival che ha sempre rivendicato la propria indipendenza -continuano i promotori - che non ha mai avuto nessun tipo di finanziamento, né pubblico né privato, che non è mai stato agevolato da nessuna amministrazione. Un festival che si basa sul lavoro volontario di centinaia di giovani padovani e non, che collaborano gratuitamente per la sua riuscita. Un festival che paga il suolo pubblico che utilizza e che in questi anni ha garantito, a proprie spese, anche la manutenzione dell'area. Un festival che è sempre riuscito a convivere con i grandi eventi organizzati allo stadio Euganeo garantendo la gestione e la sicurezza dell'area esterna. La sua durata va a riempire un vuoto musicale e culturale durante il periodo estivo per migliaia di persone. Spostarlo in zona industriale non sarebbe altro che è un passaggio per ghettizzare ulteriormente la cultura, ma soprattutto la socialità di centinaia di giovani".

L'APPELLO. La lunga missiva si conclude con un accorato appello: "Nel deserto culturale e politico che questa giunta sta producendo a suon di divieti, proclami e ordinanze, invitiamo la città, i frequentatori del festival, gli artisti che vi si sono esibiti e tutti coloro che in questi anni hanno collaborato, a costruire insieme a noi una campagna a sostegno della foresta di Sherwood".

SINDACO BITONCI: "DISCUTIAMONE". "Nessuno ha la verità in tasca, nemmeno il sindaco, che, piaccia o meno, è stato eletto per rappresentare tutti: chi organizza lo Sherwood Festival, chi lo frequenta, chi abita o transita abitualmente nei pressi all'area dello stadio Euganeo – dichiara Massimo Bitonci – La facoltà di organizzare un festival non è un diritto acquisito: fatto questo presupposto, il ruolo dell'amministrazione non è quello di impedire lo svolgimento di una rassegna che attira numerosi giovani e famiglie, e può rappresentare un'opportunità per tutta la città. Non possiamo tuttavia prescindere dalle numerose richieste e dalle centinaia di firme di chi, residenti o esercenti della zona, lamenta gravi disagi dovuti al traffico e al disturbo della quiete pubblica, durante lo svolgimento della kermesse – precisa – Il nostro progetto non è di chiudere o necessariamente spostare Sherwood, tantomeno intendiamo prendere decisioni senza un confronto con le parti. Estremizzare il dibattito, offendere a priori, assumere atteggiamenti di intolleranza e rifiutare il dialogo con l'amministrazione interessa solo a chi, per esistere, ha bisogno di crearsi un nemico contro cui combattere – conclude – Sono certo che le persone che hanno realizzato questa manifestazione, che negli anni ha riscosso un certo successo, non si confondono con chi vuole chiudersi nel muro contro muro. Lo Sherwood può rappresentare un momento di accrescimento artistico e culturale per tutti, ma non può prescindere dal rispetto che si deve ai residenti. Sediamoci a un tavolo e troviamo la soluzione, non escludiamo alcuna possibilità. Lo scontro non conviene a nessuno, soprattutto alle migliaia di persone che negli ultimi anni hanno partecipato a concerti e dibattiti e, auspicabilmente, lo faranno anche l'estate prossima".

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