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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Bazar di Padova "banca occulta" per riciclare i proventi dello spaccio verso l'Africa con l'antico metodo fiduciario "Hawala"

Operazione "Money laundering" della polizia. Sgominata organizzazione criminale che gestiva un fiorente traffico di droga in città e ne reimpiegava i proventi all'estero

Duro colpo a un consolidato cartello di spacciatori, composto da marocchini e tunisini che operavano principalmente in centro città, da parte della squadra Mobile di Padova, riuscita a ricostruire le movimentazioni di fondi derivanti dallo smercio di droga, che confluivano in un esercizio pubblico che fungeva da vera e propria "banca occulta", per essere trasferiti principalmente in Tunisia e Marocco. 

PROVENTI DELLO SPACCIO ALL'ESTERO. L'operazione, denominata "Money laundering", ha consentito di sgominare l'organizzazione criminale che gestiva il fiorente traffico di droga in città e ne reimpiegava i proventi all'estero. Coordinata dal Servizio centrale operativo e dalla Direzione centrale servizi antidroga, sono state ricostruite le movimentazioni di denaro provento di spaccio dall’Italia verso il Marocco e la Tunisia. L'operazione nasce da alcuni momenti sospetti notati dalla polizia da parte di diversi noti spacciatori che si recavano spesso in un bazar nordafricano di via Trieste. L'assidua frequentazione del negozio è diventata il "la" per far partire le indagini.

8 IN CARCERE Con l’ausilio del reparto Prevenzione crimine e di unità cinofile, la squadra Mobile ha eseguito molteplici perquisizioni nei confronti degli indagati e un totale di 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere, quattro denunce a piede libero, un obbligo di dimora e un divieto di dimora, con la collaborazione delle squadre Mobili di Roma, Venezia, Treviso, Verona, Belluno. Le ordinanze di custodia cautelare, richieste dal pm Benedetto Roberti, titolare dell’indagine, e firmate dal gip Cristina Cavaggion, riguardano i reati di associazione a delinquere, riciclaggio e spaccio di sostanze stupefacenti. Quattro le persone attualmente ricercate. Due invece gli arresti, negli scorsi mesi, nel corso delle indagini, per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.

IL SISTEMA "HAWALA".  Il riciclaggio all’estero del denaro provento dello spaccio avveniva al di fuori del circuito finanziario lecito, senza usufruire del servizio di banche o money transfer. L’attività veniva gestita da terzi, che riuscivano a movimentare ingenti somme di denaro, in particolare da e verso Tunisia e Marocco. Costoro, di fatto, esercitano abusivamente attività finanziaria e spesso risultano titolari di attività commerciali lecite che fungono da paravento che, per l’attività dichiarata, ben si prestano a mascherare i trasferimenti illeciti di denaro. Il sistema ha origini antiche nella cultura islamica e si chiama "Hawala". Consiste nel creare due depositi fiduciari, uno dal mittente e uno dal ricevente, dove si può ritirare il denaro solo dopo aver versato il corrispettivo nella parte opposta e conoscendo una parola d’ordine. Un vero e proprio sistema bancario parallelo e clandestino potenzialmente globale. Con questo metodo, mittente, destinatario e movimenti di denaro possono rimanere sconosciuti, in quanto non c'è bisogno di alcun movimento fisico del bene o del contante.

UN BAZAR-BANCA. Referente a Padova per questa attività era il gestore marocchino del bazar (ora chiuso) di via Trieste. Negozio concessionario Western Union, che usava come copertura. Gli investigatori hanno accertato che, solo nei due mesi monitorati, sono stati movimentati centinaia di migliaia di euro tra Tunisia, Marocco e Italia, sempre tramite il metodo "Hawala", trasferendo anche i proventi dello spaccio in Germania per l’acquisto di auto che poi venivano esportate, dal porto di Marsiglia, nei paesi africani d'origine. Da sottolineare che la percentuale richiesta dai "fiduciari" per movimentare il denaro dall'Italia all'Africa (spesso verso le famiglie d'origine degli spacciatori) risultava del 5%, mentre la direttrice contraria, dal Continente Nero al Belpaese era quattro volte superiore: il 20% (soldi che servivano agli spacciatori qui per comprare grosse partite di droga).

MESSAGGI CIFRATI IN BERBERO. Dalle indagini, affatto semplici, visto che per comunicare gli scambi di denaro i protagonisti utilizzavano messaggi in codice e spesso in lingua berbera, è emerso come in soli due mesi avessero la capacità di movimentare la cifra di 200mila euro. Un "vecchio", nel linguaggio criptico dell'organizzazione, significava mille euro, mentre i soldi tout cort venivano soprannominati i "figli della vita".

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