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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Stemma araldico rubato nel 2010 da un palazzo veneziano, rispunta nel Genovese

Due padovani sono stati denunciati per ricettazione. L'opera, del valore di oltre 45mila euro, sparì da palazzo Carminati. I carabinieri sono riusciti a individuare il bene e a restituirlo

Era stato rubato da un palazzo veneziano e venerdì è stato restituito dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale e del Comando provinciale di Venezia. Nella notte tra il 20 e 21 febbraio del 2010 non venne perpetrato un furto come gli altri, bensì sparì all'improvviso da palazzo Carminati, una delle sedi della Fondazione Bevilacqua La Masa, uno stemma araldico del XVI secolo raffigurante due angeli che sorreggono una corona patrizia. Si trattava di un pezzo del valore di oltre 45mila euro, il cui trafugamento allora venne denunciato alla questura. Fu un colpo a quanto pare "mirato", visto che nel 2007 vennero rubati anche altri due stemmi araldici. Si trattava di un'opera d'arte scolpita nei modi e nella forgia dei modelli dello scultore Jacopo Sansovino, che visse a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. 

I DENUNCIATI.

I carabinieri avevano concentrato l'attenzione all'inizio sul mercato estero, presupponendo che un bene del genere potesse far gola a qualche collezionista straniero. Invece è stato individuato dopo essere stato messo in vendita da una casa d'aste genovese. I militari sono riusciti a ricostruire parte del suo peregrinare nel territorio: due i denunciati. Si tratta di due cittadini padovani, l'uno nullafacente e con qualche precedente penale, l'altro invece un artigiano, impegnato anche nel settore del restauro e dell'antiquariato. Il sospetto è che il primo potesse essere anche l'autore materiale del furto, ma allo stato non ci sono elementi per dimostrarlo. Fatto sta che il primo ha venduto lo stemma al secondo (ci sarebbero dei documenti a certificarlo), che poi si è affidato alla casa d'aste per metterlo in vendita. Quest'ultima ha subito collaborato con le forze dell'ordine. 

LE INDAGINI.

Il manufatto è stato individuato durante uno dei numerosi controlli delle vendite online che vengono effettuati giornalmente dai carabinieri. Le successive indagini, svolte anche con l’aiuto dei funzionari storici della Soprintendenza lagunare e dei carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Genova, hanno permesso di verificare la corrispondenza del bene rubato con quello in vendita e di sequestrarlo. Venerdì mattina, poi, la restituzione. Fondamentale per le indagini si è rivelato l'enorme database sulle opere d'arte rubate a disposizione delle forze dell'ordine. (da Veneziatoday.it)

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