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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Dal Masterchef dei profughi alla bancaria, le storie della cooperativa "Il Sestante"

Storie di richiedenti asilo accolti e il "paradosso dell'integrazione"

Tra i profughi ospiti della cooperativa Il Sestante, una delle 13 cooperative del Consorzio Veneto Insieme, c'è anche una sorta di masterchef.  E' Maimouna una quarantatreenne di origini senegalesi, arrivata in Italia nel giugno del 2016 e ospite di una delle residenze padovane gestite dalla cooperativa Il Sestante di Padova. Maimouna è una sorta di punto di riferimento per le altre coinquiline vista anche la sua età, ma anche perchè ha lavorato nel suo paese e in altri paesi che ha toccato nella sua fuga, in ristoranti e luoghi turistici come in Mauritania e Marocco. Ha vinto di recente la selezione padovana e veneziana del premio culinario per richiedenti asilo organizzato da una catena di ristoranti della laguna. Un premio che oggi potrebbe  “farle curriculum” e darle una possibilità di lavoro. La donna sta infatti facendo colloqui per posti di lavoro non solo in Veneto e non solo nella ristorazione. E ancora c'è Aisha che viene dal Gambia. Lei ha una cultura superiore alla media dei suoi “colleghi”.

LA STORIA.

Nel suo paese ha studiato all'università nella facoltà di economia anche se non l'ha finita. Ha lavorato quindi in banca. Arrivata in Italia e ricevuta la protezione  internazionale sta lavorando come operatrice presso una cooperativa del padovano. Poi c'è Aliu, ha 27 anni e viene dal Gambia , è in Italia da due anni. Prima di vivere in un alloggio fornitogli dalla cooperativa il Sestante è stato per due mesi a Bagnoli. Oggi vive assieme a 6 persone e lavora come  cuoco nel ristorante Africa Experience di Venezia, da sei mesi, con un contratto a tempo determinato di 1 anno. Il suo lavoro si estende su 6 giorni la settimana, a pranzo. Lui il cuoco lo faceva già nel suo paese, dove ha frequentato le scuole superiori che però deve rifare in Italia perchè i titoli non vengono riconosciuti. “Il mio sogno – ci racconta – è quello di fare l'università qui in Italia per diventare medico o ingegnere meccanico e rimanere nel vostro paese.” Sono i racconti di alcuni profughi integrati e lavoratori, con esperienza alla spalle che abbiamo incontrato nella cooperativa. Proprio queste persone e i loro percorsi  rischiano di diventare un buco nell'acqua sia per i richiedenti asilo sia per il sistema di accoglienza italiano.

L'ACCOGLIENZA.

La critica arriva dai vertici della cooperativa il Sestante di Padova, nata nel 1994 come cooperativa di appoggio al Cesvi per la gestione delle tossicodipendenze, in prima linea nella riqualificazione urbana di via Anelli al tempo dello svuotamento della Serenissima, dal 2007 operativa all'interno del Progetto Rondine per i richiedenti asilo  con lo Sprar e dal 2011 sul versante dell'accoglienza con i Cas. “ Il paradosso dell'accoglienza italiana  - spiega Maurizio Dell'Amico psicologo e referente della cooperativa Il Sestante - è questo. I ragazzi rimangono in Italia   molto tempo (tre anni in media per le pratiche burocratiche relative al permesso),  imparano la lingua, si creano una rete. Capita che questi permessi non vengano accordati, allora si va all'appello , che in molti casi non prende nemmeno in considerazione il fatto che queste persone abbiano un lavoro, siano integrati.  Il rischio è di aver lavorato su una persona per niente, perchè poi magari viene respinto il ricorso. “Senza contare – termina Tiziano Peracchi Presidente della Cooperativa il Sestante – che in media ci vogliono 6/7 anni secondo gli studi per la reintegrazione di persone che sono prive di una rete come queste persone. Persone più vulnerabili di noi proprio perchè senza una rete ,  vengono da  un altro mondo.”

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