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Cronaca

La situazione della terapia intensiva, Tiberio: «No vax o meno, l'importante è salvare i pazienti»

Attualmente sono 5 i posti occupati in terapia intensiva all’ospedale universitario: l'età media si è abbassata e solo uno dei ricoverati è vaccinato ma con patologie pregresse

«Che sia no vax o pro vax poco importa. Quando un paziente ha bisogno di noi lo curiamo al di là delle sue credenze e non facciamo la morale a nessuno». Lo ha specificato Ivo Tiberio, direttore della Rianimazione centrale dell’Azienda ospedaliera. Dall’inizio della quarta ondata sono state ricoverate in terapia intensiva 14 persone e di queste 9 sono state dimesse.

I dati

Attualmente sono 5 i posti occupati in terapia intensiva all’ospedale universitario. «I pazienti più giovani hanno 32 anni, l’età media si è abbassata – dice Tiberio – Un caso su 14 è vaccinato ma con patologie pregresse, gli altri non sono vaccinati. Dall’inizio della pandemia abbiamo ricoverato in terapia intensiva 338 pazienti e altri 120 al Sant’Antonio. Nel momento più critico abbiamo aperto 4 rianimazioni contemporaneamente». Tredici pazienti sono stati sottoposti a Ecmo, cioè l’ossigenazione extracorporea, «una procedura complessa che si utilizza quando la terapia convenzionale non funziona più – spiega Eugenio Serra, anestesista dell’équipe di Paolo Navalesi – L’80% dei pazienti è sopravvissuto. Quella della terapia intensiva è un’esperienza tremenda. L’isolamento, la paura di morire. Ma noi non guardiamo al credo di ognuno, pensiamo solo a salvare il paziente». Un cambiamento da quando c’è il vaccino si avverte. «I vaccinati se si contagiano sono asintomatici o sviluppano sintomi lievi – afferma Michele Tessarin, direttore sanitario – Ricordo che il padiglione 8 in questi giorni resterà aperto con i consueti orari, non ci fermiamo per Ferragosto».

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