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Cronaca Cartura / Via San Pietro Viminario

La versione del lavoratore ferito "Mio capo mi ha sparato alla nuca"

U.M., 37enne di Cartura, raggiunto da un colpo esploso con una pistola ad aria compressa, lo scorso lunedì, racconta: "Mi ha invitato a casa sua per discutere degli stipendi arretrati, poi mi ha colpito alla testa"

Era stato colpito da uno sparo alla nuca con una pistola ad aria compressa. Sin da subito, U.M., 37enne di Cartura, residente in via Ca' Orologio e sottoposto agli obblighi di polizia giudiziaria, aveva dato la responsabilità dell'accaduto al proprio datore di lavoro, sostenendo che sarebbe stato quest'ultimo (da cui era andato per di discutere di stipendi arretrati) a colpirlo, tanto da farlo finire sotto i ferri, sottoposto ad un delicato intervento neurochirurgico per rimuovere il pallino che gli si era conficcato nella testa.

IL RACCONTO. Proprio dal reparto di Neurochirurgia dell'ospedale civile di Padova, l'uomo ha ricostruito nel dettaglio i momenti di quell'incontro con D.B., 32enne titolare della ditta individuale "D.B. Tecnoimpianti". Come riportano i quotidiani locali, la vittima ha raccontato di avere fissato con il proprio datore di lavoro un appuntamento per parlare di arretrati in busta paga tra gli 8mila e i 10mila euro. U.M. si sarebbe dovuto recare nell'abitazione di D.B. a mezzogiorno e mezzo di lunedì. Una volta entrato in casa, l'imprenditore lo avrebbe fatto accomodare in sala da pranzo.

"MI HA SPARATO". Pochi passi e il 37enne si sarebbe ritrovato con una pistola puntata alla nuca. Poi lo sparo, il dolore e il sangue. Secondo il suo racconto, U.M., in preda a fitte lancinanti, avrebbe provato a chiedere al suo datore di lavoro cosa stesse facendo e a dissuaderlo dall'esplodere un altro colpo. Questi si sarebbe giustificato sostenendo di avere "perso tutto". Allora la vittima avrebbe tentato di tranquillizzare il suo aggressore, che si sarebbe avvicinato per osservare la ferita. "Stammi lontano", gli avrebbe gridato, convincendolo a farsi aprire il cancello per tornare a casa. D.B. gli avrebbe quindi permesso di uscire: "Vattene prima che cambi idea".

VERSIONI DISCORDANTI. Poi la corsa a casa, la chiamata ai carabinieri, l'ospedale e l'intervento. L'accusato ha però negato ogni addebito e ha invece riferito agli inquirenti di aver invitato la vittima ad andare in ospedale, visto che lamentava un forte mal di testa

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