Tumore all’intestino, diagnosticarli prima che si sviluppino si può
Secondo il progetto di ricerca denominato FONDiag, uno degli 8 progetti finanziati dalla comunità europea, e alla quale partecipa anche lo Iov, scoprire il cancro all'intestino si può individuando le particelle malate prima che sviluppino il tumore. In questo modo curare si può e si può farlo più facilmente
Il tumore all’intestino potrà essere in futuro diagnosticabile prima che nasca e conseguetemente distruttibile.
IL PROGETTO DI RICERCA. A dirlo è il progetto di ricerca denominato FONDiag (Fluorescent Organic Nanocrystals for early Diagnosis of Esophageal and Colon Cancer) cofinanziato dalla Regione Veneto (Regione del Veneto – Economic Development, research and Innovation Department (VED), Veneto Nanotech s.c.p.a. (Veneto Agency)), e a cui collaborano Laboratori di Francia e Polonia e del CRIBI e Centro di Biotecnologie dell'Università di Padova.
LA TECNICA. In base alla ricerca è possibile, attraverso delle nanoparticelle fluorescenti, andare a isolare ed evidenziare le cellule malate all’interno dell’intestino. Una tecnica che, una volta sviluppata, potrebbe scoprire le forme tumorali in embrione senza esami costosi o invasivi. Inoltre, scoprire le cellule malate in uno stadio così precoce permetterebbe cure per via endoscopica, senza intervento chirurgico o pesanti trattamenti oncologici o radioterapici, assicurando però al paziente una guarigione nel 100% dei casi.
LAVORO DI SQUADRA. Il progetto diventa un vero e proprio lavoro di equipe “internazionale”: nei laboratori di Tolosa viene prodotta la sostanza fluorescente che viene inglobata in una nanoparticella a Varsavia per essere poi "attaccata" ad un peptide, il vero responsabile dell'identificazione delle cellule alterate, costruito presso i laboratori del CRIBI a Padova diretti dal prof. Oriano Marin. L'ultimo passo spetta ai ricercatori dello Iov che dovranno testare le nanoparticelle inizialmente in un modello sperimentale messo a punto presso i propri laboratori e poi nell'uomo.
