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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Legnaro

Caso Sinigaglia: il vescovo mette la parola "fine" sul parroco che sperperò l'eredità parrocchiale

La diocesi spiega come don Lucio, finito in tribunale per aver usato a scopo personale un grosso lascito destinato alla comunità, sia ora riabilitato. Cipolla: «Si apre una nuova fase»

Il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, ha scelto la visita pastorale a Legnaro per mettere una parola definitiva sulla vicenda che, tre anni fa, ha visto protagonista l’allora parroco don Lucio Sinigaglia.

La vicenda

Era dicembre 2015 quando attorno al prelato si sollevò un polverone finito con il patteggiamento davanti al giudice. Lucio Sinigaglia è stato accusato di appropriazione indebita pluriaggravata e continuata (insieme al fratello) per aver sperperato 250mila euro donati alla comunità di Legnaro dal defunto farmacista Franco Focherini. Il parroco aveva avuto accesso ai circa 15 milioni (tra denaro e immobili) destinati alla Caritas in quanto custode fiduciario. Peccato avesse omesso di comunicare ai fedeli l'oneroso lascito, e non abbia esitato a spenderli sia per spese personali che per rimodernare la canonica. Venuti alla luce i suoi traffici grazie alle segnalazione dei parenti del defunto, Sinigaglia ha patteggiato 1 anno e 9 mesi con pena sospesa e la piena ammissione delle proprie responsabilità davanti alla comunità.

L'ultimo capitolo

Sul fatto aveva preso posizione anche la Curia, informata dalla famiglia Focherini. Sinigaglia si era dimesso e il vescovo Cipolla, all'epoca appena insediato, si era detto pronto a verificare la situazione. A tre anni di distanza torna sull'argomento per mettere la parola "fine" sulla vicenda, con un comunicato diffuso dalla diocesi nel corso della sua visita a Legnaro, dal 17 al 25 novembre. Diversi gli incontri avuti in questi anni con la comunità di Legnaro.

Il ritorno sull'altare

«Dopo che la vicenda sul piano della giustizia ordinaria si è conclusa e che don Lucio Sinigaglia ha avuto il tempo e i modi per ripercorrere quanto accaduto e rivisitare le proprie responsabilità, lontano dalla ribalta mediatica» si legge nella nota «Il vescovo Claudio ha ritenuto opportuno condividere il percorso fatto, sia nel reintegrare le somme prelevate e confermare le disposizioni testamentarie del dottor Focherini, sia nel dare seguito a una piena riabilitazione di don Lucio». Il sacerdote ha restituito una parte del denaro e ora ha un nuovo incarico: da alcuni mesi infatti è amministratore parrocchiale dell’unità pastorale di Cinto Euganeo (Cinto Euganeo, Faedo, Fontanafredda, Valnogaredo).

I soldi mancanti: ecco dove sono finiti

Secondo quanto dichiarato dal vescovo, Sinigaglia avrebbe utilizzato il denaro fruttato dagli interessi del lascito e non il capitale iniziale ereditato, usandone la maggior parte per scopi legati alla parrocchia, quindi alla comunità stessa: dei 291mila usati impropriamente, secondo la curia 232mila sarebbero stati usati se non direttamente per i fedeli, comunque per scopi legati alla vita parrocchiale. Incluso un lussioso restauro della canonica, abitazione del parroco. La parrocchia ha ora un debito verso la Fondazione Focherini che verrà estinto appena la fondazione diverrà operativa. I mancanti 60mila euro risultano divisi in 27mila per spese personali che don Lucio ha già provveduto a restituire e 13mila dati al vicario parrocchiale del tempo per l’acquisto di una nuova automobile, anche questi interamente rimborsati. Gli ultimi 20mila euro sono stati utilizzati dall’allora parroco «A sostegno di situazioni di estremo bisogno e di carità» si legge nel comunicato della diocesi, da cui sono presi tutti i dati sopra citati. Non c'è però alcuna documentazione che provi i fini caritatevoli che tale somma avrebbe coperto: Cipolla per fugare ogni dubbio le ha quindi reintegrate con un rimborso per metà a carico della diocesi e metà di don Lucio, insieme ad altri 2.500 euro provenienti dalla vendita di una vecchia auto di proprietà del dottor Focherini.

Trasparenza e nuovi inizi

A conclusione dell’incontro il vescovo ha sottolineato che ora «É stata raggiunta piena trasparenza e sono state ripristinate le condizioni per realizzare le volontà testamentarie del dottor Focherini». E, per quanto riguarda don Lucio: «Ha ottemperato a tutte le prescrizioni canoniche e civili e non risultano ulteriori limitazioni all’esercizio del ministero pastorale, pertanto sono contento come vescovo, a nome della comunità diocesana, di potergli accreditare nuova fiducia e stima». «Con questo ultimo passaggio la chiesa di Padova, seppur profondamente provata da questa dolorosa vicenda, ribadisce l’impegno a onorare quegli obblighi morali che in taluni casi superano la legge, ma nello stesso tempo è decisa nel percorrere, laddove ci siano le condizioni, strade di riabilitazione e di nuovi inizi».

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