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Cronaca Santo / Piazza del Santo

Alla basilica del Santo si celebra la Virgo Fidelis, patrona dell'Arma dei carabinieri

Davanti alle autorità militari e civili della regione e ai carabinieri, il vescovo Claudio Cipolla ha celebrato l'annuale ricorrenza a cui si unisce la Giornata dell'orfano

Si è svolta giovedì alle 11 la partecipata e commossa cerimonia che, come da tradizione, celebra la patrona della Benemerita nella storica cornice della basilica di Sant'Antonio.

Il rito

Alla celebrazione religiosa hanno partecipato i vertici dell'Arma e le massime autorità civili e militari non solo padovane ma dell'intera regione. Tra loro il comandante del comando interregionale "Vittorio Veneto" generale Enzo Bernardini e il comandante della legione carabinieri “Veneto” generale Fabrizio Parrulli. A presiedere la santa messa il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, alla presenza di centinaia di fedeli e a una folta rappresentanza di ufficiali, brigadieri, marescialli, appuntati insieme a militari in servizio e in congedo, oltre ai familiari dei carabinieri deceduti in servizio.

La giornata dell'orfano

Com'è consuetudine, anche quest'anno alla cerimonia della "Virgo fidelis" si è unita quella per la Giornata dell'orfano. L'Arma ha rivolto un pensiero ai circa mille orfani assistiti dall'Onaomac (Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani del Militari dell’Arma dei Carabinieri) a cui il comando generale dell'Arma eroga un sostegno semestrale fino al termine degli studi. L'assistenza agli orfani disabili, invece, è a vita. L'attività è resa possibile dai contributi volontari mensili elargiti da parte dei militari di ogni grado, dalle donazioni di privati e dai canoni di affitto di vari immobili donati o eretitati. Un simbolo del legame che unisce il Corpo ai suoi membri e alle loro famiglie.

Il ricordo del sacrificio

Altra tradizione dell'evento è stata la commemorazione del 78esimo anniversario della battaglia di Culqualber, avvenuta il 21 novembre 1941 nell'Africa orientale dove il I battaglione carabinieri e zaptiè (i membri dell'arma reclutati tra le popolazioni indigene) si è immolato. In quell'occasione i militari dell'Arma si sono sacrificati per difendere un caposaldo rimanendo uccisi e guadagnando la seconda Medaglia d'oro al valor militare per la bandiera dell'Arma.

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