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Cronaca Santo / Piazza del Santo, 11

Virgo Fidelis al Santo, la messa per la patrona dei carabinieri

In alta uniforme c'erano le più alte cariche dell'Arma ma anche delle altre forze dell'ordine e le istituzioni cittadine. Un momento anche per ricordare gli orfani dei carabinieri venuti a mancare

Nella mattinata di lunedì 22 novembre è stata celebrata la Virgo Fidelis alla Basilica del Santo, la messa per la patrona dell’Arma dei carabinieri. Presenti le più alte cariche dell’Arma, delle forze dell’ordine e le istituzioni cittadine.

La celebrazione

Un fiume nero bordato di rosso, i mantelli svolazzanti, le alte uniformi. Un momento d’impatto che ha attirato l’attenzione dei turisti al Santo. È stata anche l’occasione per celebrare la giornata dell’orfano e l’Onaomac (Opera nazionale assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei carabinieri), che si prende cura dei figli dei carabinieri venuti a mancare, ha dato un riconoscimento per essersi distinte negli studi a Vanessa Migliasso e Serena Romito.

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Il discorso del generale Paparella

Durante la messa celebrata da padre Antonio Ramina, il generale di corpo d’armata Antonio Paparella, comandante interregionale carabinieri Vittorio Veneto, ha tenuto un discorso: «Per noi carabinieri, quello di oggi rappresenta un momento dedicato allo spirito, di intima riflessione, utile a rafforzare quella comunione di intenti che, nel rispetto reciproco, ci deve rendere sempre più coesi, uniti, nel ricordo delle nostre tradizioni, della nostra storia, dei nostri valorosi colleghi, esempi sinanche di estremo sacrificio, per prendere coscienza di come debba caratterizzarsi la nostra condotta, interrogandoci, magari, sul significato dell’appellativo “Fidelis”, associato alla figura della Madonna, Madre per eccellenza, nostra patrona. Fedeltà è adempiere con onore gli impegni assunti, osservare il giuramento prestato, è essenza di ogni dovere morale e civile che, per noi carabinieri, assume una valenza particolare per l’appartenenza ad una Istituzione da sempre votata al servizio in favore del prossimo, che si deve distinguere per umanità e generosità, equilibrio e considerazione dell’altrui dignità. Mi soccorre, in proposito, l’insegnamento che viene dalle parole contenute nel Vangelo secondo Matteo “, il più grande tra di voi sia vostro servo; chi si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato”. Questo per ricordare, a me per primo, come sia necessario, nel nostro quotidiano agire, vestirci di umiltà per essere il più giusti e illuminati possibile, per essere utili a tutti, esattamente l’opposto all’arrogante affermazione della propria individualità che è facile intravvedere nell’attuale contesto caratterizzato da angosciose paure e inquietudini per una convivenza resa difficile, dalla crisi del mondo del lavoro, dall’incertezza del futuro dei nostri figli, dai disagi sociali che sfociano in episodi di aperta ribellione e anche di indiscriminata e gratuita violenza. Quella inquietudine oggi più che mai avvertita, a causa della pandemia, da cui non dobbiamo farci soggiogare e che, invece, dobbiamo essere capaci di controllare, governare e superare con perseverante coraggio, fede e intelligenza, al fine di creare una società più armoniosa e sana dove prevalga la capacità di saper accettare qualcosa di non particolarmente gradito con la consapevolezza che non si possono solo e sempre invocare diritti, senza tener conto di altrettanto importanti doveri».

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