Abano Terme, già più di 500 le firme contro l’ipotizzato nuovo centro commerciale
Ghiraldo (Ascom Confcommercio): “Mentre puntiamo alle mille firme, al sindaco Claudio segnaliamo una sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato che non esistono “diritti edificatori” nè “vocazioni edificatorie” di suoli non ancora edificati”
Il centro commerciale di Abano Terme non s’ha da fare. Nero su bianco lo chiedono oltre 500 tra commercianti e cittadini dei due comuni termali che hanno apposto la loro firma autografa sotto il documento in questi giorni fatto girare tra Abano e Montegrotto Terme
“Per il momento sono 500 – precisa il presidente dell’Ascom Confcommercio di Abano, Michele Ghiraldo – e ci fa piacere segnalare che abbiamo valicato in pochi giorni un limite che, alla vigilia, ci sembrava già un successo ma che riteniamo sia solo un primo “step” verso un traguardo ben più ambizioso: quello del raggiungimento delle mille firme!”. Nel documento distribuito nei giorni scorsi ai commercianti e da moltissimi di questi già controfirmato (con l’appoggio anche di cittadini) si può leggere che “il previsto nuovo insediamento commerciale voluto dall’Amministrazione Comunale di Abano Terme a due passi da Villa Mainardi rappresenta un pericolo per l’equilibrio commerciale e territoriale di Abano”.
Noti i rilievi mossi all’amministrazione guidata dal sindaco Luca Claudio: la tutela del territorio è un obbligo per tutti ma soprattutto per una città a vocazione turistico-termale; non si può ipotecare il futuro continuando a cementificare il territorio esponendolo ad ulteriori rischi idrogeologici; non c’è proprio bisogno di mostri di cemento perché il verde è meglio. “La massiccia adesione alla raccolta firme – continua Ghiraldo – conferma come il progetto sia ormai palesemente avversato da una larga parte dell’opinione pubblica e non solo dai commercianti, anche perché richiama rischi concreti che non mi sembra l’amministrazione sia in grado di confutare”. Rischi che non sono solo di natura ambientale, ma anche economica, a cominciare da quel “contagio” che anche i commercianti dei comuni limitrofi cominciano a temere in maniera marcata.
Ma è anche sul fronte squisitamente legale che l’Ascom contesta le affermazioni di Claudio. “Anche nella riunione “sotto scorta” dell’Alexander – continua Ghiraldo – il sindaco ha continuato a ripetere che la scelta è, in qualche modo, dettata perché un eventuale rifiuto all’insediamento del nuovo centro commerciale costringerebbe il comune ad una penale a sei zeri. Cosa assolutamente non vera perché una recente sentenza del Consiglio di Stato (la numero 6656 del 2012) ha confermato che non esistono “diritti edificatori” né “vocazioni edificatorie” di suoli non ancora edificati. Questo significa che l’amministrazione non ha nessuna spada di Damocle sulla testa, ma che la sua è una scelta politica della quale deve prendersi ogni responsabilità. Presente e, soprattutto, futura”.