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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Voucher, 3,3 milioni quelli venduti nel 2016 a Padova: ottava provincia in Italia

Fabbrica Padova, centro studi di Confapi: "Lo scorso anno hanno inciso solo per lo 0,53% del monte di ore lavorate totali. 60 quelli utilizzati all’anno in media per singolo lavoratore"

Dal 17 marzo non è più possibile acquistare voucher e quelli già comprati potranno essere utilizzati solo sino al 31 dicembre 2017. "Dal primo gennaio 2018, quindi, imprese e famiglie saranno prive di uno strumento semplice ed efficace che permetta loro di assumere personale aggiuntivo in momenti di attività particolarmente intensa e di pagare regolarmente piccoli lavori di assistenza domestica - afferma Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova - siamo di fronte a un assurdo: invece di migliorare uno strumento efficace, correggendo le storture presenti, si è preferito cancellarlo del tutto senza avere ancora pronto un sostituto. Solo chi è lontano dal mondo del lavoro poteva proporre un provvedimento del genere, figlio di una demagogia ormai fuori dalla storia. Con questa decisione il Governo non fa che accrescere la distanza con il paese reale".

I DATI. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha stimato su dati Inps e Uil come il numero dei voucher venduti in Italia nel 2016 oscilli fra i 130 e i 145 milioni, con un aumento del 26,3% rispetto al 2015 (erano poco più di 115 milioni). 18,5 quelli venduti in Veneto, seconda regione in Italia alle spalle della Lombardia (27 milioni) e davanti all’Emilia Romagna (18,2 milioni). 3,3 milioni quelli venduti nella provincia di Padova, numero che la posiziona all’ottavo posto nella classifica delle province italiane in cui se ne sono venduti di più, con Milano in vetta (9,8 milioni), davanti a Torino (5,6 milioni) e Roma (5,1 milioni). Anche ipotizzando che siano stati tutti effettivamente riscossi, Fabbrica Padova calcola, però, che rappresenterebbero appena lo 0,53% del cumulo di 618 milioni e 944mila ore lavorate dai dipendenti padovani (considerando 1.879 ore medie lavorate in un anno da un dipendente con un contratto di lavoro full-time). Il numero medio di voucher utilizzati a persona è di 60 all’anno, per circa 450 euro incassati a utilizzatore attraverso questa forma di pagamento.

"L'ALTERNATIVA AI VOUCHER È IL LAVORO NERO". "In più di un’occasione - riprende Valerio - abbiamo sostenuto la necessità di evitare gli abusi e l’opportunità di creare accorgimenti più opportuni, quali la tracciabilità e una migliore definizione dei confini di utilizzo. Allo stesso tempo, però, abbiamo sempre ritenuto che si trattasse di un ottimo strumento di flessibilità che andava incontro a un mondo del lavoro in evoluzione, in cui è impossibile regolare tutti gli ambiti con i contratti collettivi nazionali. È necessario essere realisti e ammettere che l’alternativa ai voucher è il lavoro nero. L’eliminazione priva le Pmi e i lavoratori di uno strumento flessibile, che ha consentito a tante imprese di poter mettere in essere rapporti di lavoro dignitosi quanto trasparenti e di gestire in maniera corretta le attività ad alta stagionalità, provando ad aumentare l’occupazione a costi e rischi limitati".

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