rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Cia: siamo nell'era digitale ma per firmare la cambiale agraria bisogna recarsi a Roma

L’accesso al credito, chiarisce Cia, è un tema dirimente per far sì che le imprese continuino a rimanere sul mercato, soprattutto dopo la batosta del Coronavirus

Fino a 30 mila euro di prestito a tasso zero per le imprese grazie alla cambiale agraria e della pesca predisposta dall’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare). Il fondo complessivo ammonta a 30 milioni di euro, ne beneficeranno circa mille aziende agricole a livello nazionale. L’intervento, denominato cambiale agraria, si distingue dagli altri strumenti finanziari per le tempistiche ridotte che consentono di poter erogare gli aiuti al massimo entro una settimana dalla presentazione dell’istanza. Peccato che per avviare l’iter occorra recarsi di persona a Roma a firmare la modulistica.

Viaggio a Roma

«È’ incredibile come nell’era digitale, dove tutte le operazioni si svolgono on line, un imprenditore si debba sobbarcare un viaggio di un giorno, con conseguente perdita di tempo e di denaro – precisa il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini – Una situazione a dir poco paradossale. Questa emergenza sanitaria ha diffuso nuove pratiche digitali quali, ad esempio, il telelavoro e le riunioni sul web. Invece di approfittare delle autostrade tecnologiche, che rappresentano il futuro dell’imprenditoria, si preferisce la classica vecchia firma in presenza, come avveniva trent’anni fa. Se c’è una cosa che siamo chiamati a fare nostra, ora che siamo entrati nella fase del post-covid, è la semplificazione, unita alla sburocratizzazione. Altrimenti – osserva Antonini - queste misure di sostegno economico, il cui obiettivo è pure lodevole, si trasformano solamente in un percorso ad ostacoli, dove ha la meglio chi resiste di più».

Imprese sul mercato

L’accesso al credito, chiarisce Cia, è un tema dirimente per far sì che le imprese continuino a rimanere sul mercato, soprattutto dopo la batosta del coronavirus. Qualche giorno fa il presidente di Cia Padova, Roberto Betto, ha scritto al Prefetto di Padova, Renato Franceschelli, per sollevare la questione: «Gli Istituti di credito non concedono con facilità, in maniera agevole, il fondo di garanzia da 25mila euro previsto dal Dl Cura Italia e dal successivo Dl Liquidità. Le chiediamo di operare, per quanto di sua competenza, affinché via sia un’inversione di tendenza a stretto giro». Cinquecento, in tutto, le imprese agricole della provincia che hanno presentato istanza per ottenere il prestito da 25mila euro. Metà delle pratiche, però, sono rimaste bloccate nelle pastoie della burocrazia. Al Prefetto, Cia Padova ha infine domandato di «farsi portavoce nelle sedi più opportune delle attività economiche e dei cittadini. Le aziende e i nuclei famigliari hanno bisogno di un’iniezione di fiducia per poter ripartire in serenità, avendo davanti a loro un orizzonte economicamente sostenibile».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Cia: siamo nell'era digitale ma per firmare la cambiale agraria bisogna recarsi a Roma

PadovaOggi è in caricamento