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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Padova, negli ultimi dieci anni meno negozi ma più bar: l’allarme di Ascom

Il presidente Bertin: “Dato migliore rispetto al resto d’Italia, ma servono interventi mirati sulla tassazione locale”

Come sono cambiate, in dieci anni, le attività commerciali, turistiche e dei servizi? E soprattutto, com’è cambiato il volto di Padova, dal centro storico ai quartieri? Tutte domande alle quali risponde, anche in chiave locale, l’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio che oltre che presentare i dati nazionali, ha cercato di sondare quali effetti hanno avuto le variazioni dei canoni di locazione e ha avanzato le proposte per scongiurare il rischio di desertificazione commerciale.

I dati

L’indagine, che evidenzia come dal 2008 al 2017 i negozi, in Italia, siano calati di 63mila unità, fissa in 46 negozi del centro storico ed in 39 delle periferie l’emorragia di esercizi nella città di Padova a fronte di numeri assoluti che dicono essere 1078 gli esercizi in centro (erano 1124 nel 2008) e 1097 in periferia (erano 1136). Un dato quindi generalizzato, come generalizzato è l’aumento, per contro, dei bar che aumentano di 30 unità in centro ma aumentano di 59 unità anche in periferia. Diverso il discorso per gli alberghi che flettono di 8 unità in centro e salgono di 6 in periferia.

“Evoluzione e rivoluzione”

“Una conferma – commenta il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – sia dell’evoluzione del comparto alle prese con una vera e propria rivoluzione dovuta all’affermarsi della web economy, sia al trasferimento dal centro alle periferie determinata, soprattutto, dagli alti affitti che, nonostante il nostro impegno, si mantengono elevati e, troppo spesso, finiscono per penalizzare le attività più tradizionali”. Un ragionamento che trova conferma nell’analisi dei singoli settori. Così scopriamo ad esempio che le farmacie sono sì cresciute in centro (+12) ma sono cresciute soprattutto in periferia (+18) e lo stesso dicasi per gli alimentari che pur diminuendo in tutta la città, registrano un’emorragia più marcata in centro (-16) e meno in periferia (-6). Sempre più rari gli impianti carburanti (sono 5 in meno in centro e ben 26 in meno in periferia) mentre non sviluppa numeri eccezionali il settore informatico e delle telecomunicazioni che è cresciuto, in dieci anni, di sole 9 unità: 5 in centro e 4 in periferia.

“Il commercio padovano tiene”

Anche l’ambulantato non raccoglie risultati importanti nonostante la forte presenza di operatori stranieri: 12 hanno la sede in centro e 9 in periferia. “Tutto sommato – conclude Bertin – a fronte di una diminuzione del 10,9% su scala nazionale Padova limita la contrazione ad un più incoraggiante -3,8%, il che mi fa dire che il commercio padovano tiene, mentre migliora sensibilmente l’offerta ricettiva a dimostrazione che c’è un’attenzione, suffragata da investimenti da parte degli imprenditori, verso l’offerta turistica cittadina confermata dalla sostanziale stabilità del numero degli hotel ed una marcata crescita del numero dei bar”.

“Serve l’intervento di Palazzo Moroni”

Si fa strada però una preoccupazione ed è quella che vede scendere di 42 unità (30 in centro, 12 in periferia) i negozi di articoli culturali e ricreativi e, soprattutto, gli esercizi specializzati che perdono, rispettivamente, 30 negozi in centro e 42 in periferia. “Ed è questo – conclude il presidente dell’Ascom – il campanello d’allarme che deve risuonare anche a Palazzo Moroni. Noi siamo infatti convinti che l’amministrazione, magari con interventi mirati sulla tassazione locale, possa aiutare il ritorno dei negozi sia in centro che nei quartieri non solo per favorire l’economia cittadina, ma soprattutto per mantenere una vivibilità che solo le vetrine accese possono mantenere. Diversamente il centro ed i quartieri sono condannati a lasciare il passo al degrado”.

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