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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Un conto tondo che fa ben sperare: 500 nuove imprese a Padova e provincia nel 2018

Secondo i dati diffusi da Movimprese Unioncamere - InfoCamere sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel 2018: Padova, nonostante il piccolo calo del Veneto (meno 44 imprese in totale), mantiene un confortante +0,51%

Verrebbe quasi da scomodare i latini, che già 2.000 anni fa sottolineavano come “in medio stat virtus”. E in effetti, a guardare i dati diffusi da Movimprese Unioncamere - InfoCamere sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel 2018, Padova, nonostante il piccolo calo del Veneto (meno 44 imprese in totale), mantiene un confortante +0,51%, esattamente un centesimo in meno rispetto allo 0,52% che è il dato medio nazionale.

+ 500

Con le sue 5.425 iscrizioni a fronte delle sue 4.925 cessazioni (un saldo positivo di 500 imprese, tonde tonde), Padova continua a dimostrare una certa vivacità. Però Patrizio Bertin, presidente di Ascom Confcommercio Padova, sottolinea: «Purtroppo il saldo positivo non riguarda nè il commercio né l’attività di alloggio e ristorazione a dimostrazione che in assenza di politiche a sostegno del comparto questo è destinato a contrarsi». Due dati possono dare l’idea della situazione: il commercio al dettaglio, a fronte di 332 iscrizioni nel corso del 2018, ha dovuto registrare 711 cessazioni con un saldo negativo pari a 379 unità mentre l’attività di ristorazione ha visto 208 iscrizioni e 369 cessazioni con un saldo negativo di 161 unità. “Per fortuna - continua Bertin - crescono i servizi e questo è un trend che da tempo stiamo registrando anche come associazione. Sono soprattutto i giovani che avviano nuove attività e questo è un dato positivo che conferma come la voglia di impresa non sia affatto scomparsa anche se cerca strade nuove». Difficile enucleare i numeri in un contesto fatto di mille rivoli, ma se si esclude una certa ripresa della manifattura (seppur in presenza di una marcata difficoltà dell’artigianato), il saldo positivo finale va ascritto prevalentemente proprio ai servizi. Aggiunge Bertin: «Il problema - aggiunge Bertin - è che di fronte all’attacco della grande distribuzione e dell’e-commerce, per certi versi senza regole, il commercio, in assenza di politiche in grado di valorizzarne la funzione sociale oltre che economica, rischia di finire in un angolo, cosa che per Padova e la sua provincia avrebbe effetti devastanti. Per contro, è fuori discussione il nostro impegno per far sì che il commercio di vicinato, unico baluardo al degrado dei nostri centri urbani, possa non solo mantenere i numeri (si tratta pur sempre di qualcosa come 9.634 imprese attive sul territorio) ma anche, se possibile, tornare ad aumentarli. Purchè la politica si accorga che senza regole e senza adeguate azioni di sostegno non vince la concorrenza ma le grandi multinazionali che non hanno certo a cuore lo sviluppo del territorio».

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