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Economia

L’aumento dell’Iva affossa i consumi e riduce il gettito

Il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Fernando Zilio: “Non ci voleva un genio per prevedere che sarebbe finita così. Adesso il governo lasci perdere l’ipotesi di nuovo aumento dell’imposta”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

Come volevasi dimostrare. L’aumento dell’Iva prende due piccioni (negativi) con una fava: da un lato fa crollare i consumi e dall’altro diminuisce il gettito fiscale! “Onestamente non credo ci volesse un genio per prevedere ciò che puntualmente è avvenuto – commenta Fernando Zilio, presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova -. Caricare di tasse anche il consumo finale significa ridurre la capacità di spesa degli italiani e se gli italiani non spendono nemmeno al Ministero dell’Economia possono sorridere”.

Il dato, ufficiale perché arriva dal Dipartimento delle Finanze del ministero, denuncia che il gettito dell'imposta sui consumi è infatti diminuito nel primo semestre del 2012 (-1,4%) perché ha risentito ''della stagnazione della domanda interna, in particolare nel comparto dei beni di consumo durevoli, compensata solo parzialmente dagli effetti legati all'incremento di un punto percentuale dell'aliquota Iva''.

“A questo punto – continua Zilio – il governo deve prendere atto che non può più operare sulla leva della tassazione, per cui è bene che derubrichi fin da adesso l’ipotesi di un aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento, così come previsto per luglio dell’anno prossimo: oltre che affossare definitivamente quel poco di commercio che ancora in Italia esiste, avrebbe la spiacevole sorpresa di vedere le proprie casse ancora meno pingui di quel che una tassazione bassa avrebbe il pregio di realizzare”.

Ma sull’Iva, per fortuna, non tutte le notizie sono negative. Il decreto sviluppo, infatti, ha previsto la possibilità per le aziende di optare per l’applicazione dell’Iva per cassa, ovvero si paga l’imposta quando si è incassata la fattura. “Attenzione però – avverte Federico Barbierato, direttore generale dell’Ascom Confcommercio di Padova – perché la scelta non è così semplice e nemmeno così scontata”. Tre infatti sono i controlli che vanno effettuati a monte prima di scegliere. Il primo è il fatturato (che non deve superare i 2 milioni di euro); il secondo è capire bene chi è la controparte; il terzo sono le cosiddette cautele contabili: serve sapere con certezza il momento del pagamento e dunque serve adeguata documentazione. “In ogni caso – conclude Barbierato - invitiamo i nostri associati a prendere contatto con il nostro servizio tributario. Lo si può fare con calma visto che, comunque, il regime sarà pienamente operativo solo dopo il provvedimento attuativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze che dovrà essere emanato entro 60 giorni dalla conversione del decreto in legge”.

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