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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

«Stop alle auto Euro 4 per sette mesi? Così si blocca la ripresa, e avremo città deserte»

«Pensare di bloccare gran parte delle auto attualmente in circolazione nelle città sopra i 30mila abitanti e per un periodo di sette mesi, con l'aggiunta di sette domeniche ecologiche, non è sostenibile per un'economia che non è ancora uscita dalla pandemia»

«Pensare di bloccare gran parte delle auto attualmente in circolazione nelle città sopra i 30mila abitanti e per un periodo di sette mesi, con l'aggiunta di sette domeniche ecologiche, non è sostenibile per un'economia che non è ancora uscita dalla pandemia»: Patrizio Bertin, presidente dell'Ascom Confcommercio di Padova e di Confcommercio Veneto, non fa tanti giri di parole nel commentare la notizia dello stop alle auto Euro 4 (e forse anche Euro 5) da ottobre ad aprile.

Stop

«Ancora una volta - precisa Bertin - non si tiene conto della delicatezza del momento. La Corte di Giustizia dell'Unione Europea avrà sicuramente avuto le sue ragioni per dichiarare che l'Italia non ha rispettato la direttiva sul superamento dei valori di Pm10 costringendo, di fatto, la Giunta Regionale a varare un pacchetto di misure antismog che impegna i comuni "ad evitare contenziosi", ma così facendo si rischia di affossare anche quel po' di ripresa nel settore del commercio e del turismo che si è palesata in questi mesi estivi». Non che Bertin non sia critico nei confronti dei criteri che da sempre sottendono alla questione Pm10 («È acclarato dalla stessa Arpav che le auto incidono sulle polveri sottili per meno del 20%»), ma in questo momento chiede di non essere "massimalisti" e di affrontare la questione con l'occhio rivolto al contingente. «Bloccare per sette mesi le auto fino all'Euro 4 e forse anche Euro 5 - continua - e, soprattutto, individuare sette domeniche ecologiche, significherebbe zavorrare la ripresa. A poco servirebbe poi che fosse potenziato il trasporto pubblico, di per sè già in difficoltà, ma che sconta anche la paura di affollamento per cui in tanti si guarderebbero bene dal prendere un autobus o il tram. Risultato: città deserte».

Bertin

«Tutti saremmo felici di vivere in un ambiente non inquinato - aggiunge Bertin - ma sembra che questo, al momento, sia impossibile e non per colpa delle auto. Nei mesi del lockdown il Pm10 ha continuato ad imperversare nonostante le strade fossero deserte e le rilevazioni dicono che ad inquinare sono soprattutto i vecchi impianti di riscaldamento. Di questi però non si parla mai sia perchè non si può certo lasciare la gente al freddo ma anche perchè gran parte degli impianti inquinanti sono in capo agli edifici pubblici. Un po' quello che si è deciso, in questo frangente, per i mezzi della protezione civile che potranno circolare in deroga. Perciò mi chiedo: un anno e mezzo di difficoltà, di esercizi chiusi (le discoteche, peraltro, lo sono ancora), di sostegni arrivati ma come gocce nel mare di perdite importanti, di lavoratori in cassa integrazione o senza lavoro, ecc., non meritano una valutazione che non sia la acritica adozione di un provvedimento della Corte europea, magari anche giusto, ma decontestualizzato dal momento che stiamo vivendo?»

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