rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Nuove regole sui buoni pasto, l'Appe non ci sta:" Esercenti sul piede di guerra"

Entrerà in vigore il 9 settembre prossimo la normativa introdotta con il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico n. 122/2017: "Novità che ci mettono in ginocchio", dichara Matteo Toniolo, dirigente dell’Associazione provinciale pubblici esercizi

"Non bastava – dichiara Matteo Toniolo, dirigente dell’Associazione provinciale pubblici esercizi (Appe) con delega ai buoni pasto – il continuo aumento delle commissioni a nostro carico: ora anche queste novità legislative che ci mettono in ginocchio".

DIVIETO CUMULABILITÀ.

Il riferimento è, in particolare, all’abolizione del divieto di cumulabilità dei buoni e all’aumento dei punti in cui si possono “spendere” i ticket, con l’introduzione di agriturismi, ittiturismi, aziende agricole ed industrie alimentari. "Lo snaturamento delle caratteristiche del buono pasto come rappresentativo del servizio sostitutivo di mensa – prosegue Toniolo – è stato “certificato” dal Consiglio di Stato che, lo scorso febbraio, aveva emesso un parere sulla bozza di Decreto Ministeriale".

LA PRASSI.

Nella relazione dell’organo statale (la n. 287/2017) si legge anche che la cumulabilità dei buoni pasto incoraggia "la prassi che vede utilizzare i buoni pasto come una sorta di buoni spesa universali, e dei surrogati del danaro contante". "Siamo arrivati al punto – dichiara Toniolo – che, poiché vi era la prassi diffusa, seppure illegittima, di cumulare i buoni pasto, la stessa è stata legalizzata!".

EFFETTO DISTORSIVO.

Secondo l’Associazione degli esercenti, l’effetto distorsivo di queste nuove norme sarà immediato e dirompente. "Mettiamo insieme – conferma il Dirigente dell’Appe – la cumulabilità dei ticket con la possibilità di spenderli praticamente ovunque e, tra qualche mese, vedremo i lavoratori “risparmiare” i buoni durante la settimana, per poi utilizzarli al sabato sera in agriturismo, oppure per andare a comprare il vino sui Colli!".

SERVIZIO SOSTITUTIVO DI MENSA.

L’Appe ricorda che il buono pasto è un “servizio sostitutivo di mensa” e, in quanto tale, gode di importanti benefici fiscali: per l’azienda, che acquista i buoni pasto da distribuire ai dipendenti, il costo sostenuto è deducibile integralmente ai fini delle imposte dirette (Irpef/Ires/Irap); per il lavoratore, l’erogazione dei buoni pasto al lavoratore dipendente fino all’importo giornaliero di 7 euro (buoni pasto elettronici) o 5,29 euro (buoni pasto cartacei),  non è soggetta ad oneri di natura previdenziale e assistenziale, non concorrendo alla formazione del reddito da lavoro dipendente.

STATO DI AGITAZIONE.

"In realtà – dichiara Toniolo – ormai i buoni pasto sono diventati veri e propri “buoni spesa” liberamente utilizzabili più o meno ovunque, scambiati e venduti online, come da noi ripetutamente segnalato". L’Appe preannuncia uno “stato di agitazione” dei baristi: saranno svolte nelle prossime settimane delle riunioni durante le quali si decideranno azioni, anche clamorose, di protesta. "Per il momento – dichiara Toniolo – stiamo raccogliendo le deleghe degli esercenti a trattare, per conto loro, le condizioni contrattuali con le ditte emettitrici. Siamo i primi in Italia a muoverci in questo modo e ci auguriamo che presto anche altre Associazioni facciano lo stesso, in modo da acquisire sempre maggiore potere contrattuale".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Nuove regole sui buoni pasto, l'Appe non ci sta:" Esercenti sul piede di guerra"

PadovaOggi è in caricamento