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Buoni pasto, Appe: «Lo sciopero sta dando i suoi frutti»

Un mercato che, a livello nazionale, vale oltre 3 miliardi di euro e coinvolge quasi 3 milioni di lavoratori (40 milioni di euro e 35 mila lavoratori per quanto riguarda Padova e provincia)

Sta ottenendo evidenti risultati la manifestazione che, lo scorso 15 giugno, ha portato decine di migliaia di attività (pubblici esercizi, ma anche supermercati e negozi di generi alimentari) a non ritirare i buoni pasto in segno di protesta contro le commissioni che le attività sono costrette a riconoscere alle ditte emettitrici. «Ci fa piacere – conferma Matteo Toniolo, vice Presidente dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi di Padova – che la vice Ministro dell’Economia Laura Castelli abbia affermato che sia necessaria una riforma complessiva del settore dei “ticket”». Un mercato che, a livello nazionale, vale oltre 3 miliardi di euro e coinvolge quasi 3 milioni di lavoratori (40 milioni di euro e 35 mila lavoratori per quanto riguarda Padova e provincia).

Vice Ministro

Nelle sue dichiarazioni, la vice Ministro apre a un provvedimento-ponte, che fino a fine anno permetterà a tutte le stazioni appaltanti di bandire procedure di gara per l’acquisizione dei servizi sostitutivi di mensa con modalità che consentono di ridurre la misura della commissione applicata agli esercenti. La norma, in pratica, fisserà nel 5% il tetto massimo che la commissione potrà raggiungere. In seguito, sarà necessario arrivare, sempre secondo la vice Ministro, ad una riforma complessiva del settore dei servizi sostitutivi di mensa. «Il significativo passo in avanti – prosegue Toniolo – che registriamo oggi sulla questione dei buoni pasto è estremamente positivo e apre la strada a una soluzione che, una volta approvata, potrà porre fine ad una situazione ormai insostenibile per le nostre aziende, che pagano commissioni che possono arrivare anche al 20% del valore nominale del buono, che, ricordo, è un servizio di welfare che l’azienda mette a disposizione dei lavoratori».

Esercizi

Secondo l’Associazione, che a Padova e provincia rappresenta circa 1.500 dei circa 3.000 pubblici esercizi in attività, l’obiettivo finale da raggiungere è una modifica legislativa, che metta un freno all’escalation delle commissioni. «Il modello più convincente – conferma il vice Presidente – è quello francese, in cui i ticket vengono acquistati dalle aziende al loro valore nominale, mentre viene messo a gara solo il costo del servizio: vince chi fa pagare le commissioni di gestione più basse, senza caricare l’esercente di oneri».

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