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Economia Este

La Bassa Padovana perde un po' del suo "oro": calo del 40% per la produzione del mais

Grandinate improvvise e siccità spingono in giù i raccolti del mais. Cia Padova: «Ma la qualità del prodotto è buona. Serve dare continuità agli interventi di sostegno da parte delle Istituzioni a favore delle aziende agricole»

Grandinate improvvise e siccità spingono in giù i raccolti del mais, soprattutto nell’area della Bassa Padovana: stimato un 40% in meno delle rese rispetto allo scorso anno, ma la percentuale potrebbe addirittura aumentare nelle prossime settimane, ovvero nel momento clou della trebbiatura.

Mais

Sottolinea Cia Padova in occasione dell’apertura della campagna maidicola: «Il meteo ha influito pesantemente sulla quantità. La buona notizia, invece, è che da un punto di vista sanitario non sembrano emergere particolari criticità, la qualità è ottima». Tale coltura è notoriamente idroesigente. Tuttavia, come puntualizza Cia Padova, «quando le temperature si mantengono costantemente vicine ai 40 gradi, com’è accaduto per molti giorni tra la prima e la seconda decade di agosto, anche l’irrigazione rischia di non bastare. Inoltre, bisogna tenere in considerazione un aumento dei costi energetici relativi alla produzione stessa». Nonostante tali difficoltà, stando all’ultimo report sull’andamento agroalimentare a cura di Veneto Agricoltura, la provincia di Padova rimane la prima a livello regionale in termini di superficie vocata: 34.882 ettari, in particolare nell’area della Bassa (dove si concentra oltre il 15% della produzione veneta), per un fatturato annuo di 55.316.000 euro. «Nella zona a sud della Provincia i terreni sono congeniali a questa coltura: vi sono grosse estensioni, che peraltro vengono raggiunte da un’ampia rete consortile in grado di garantire un regolare approvvigionamento idrico». Nel periodo estivo il clima ideale per il mais prevede temperature comprese fra i 28 e i 32 gradi e piogge per almeno 20 millimetri alla settimana. Anche a causa dei mutamenti climatici, però, questa situazione è sempre meno frequente: da qui, appunto, l’esigenza di intervenire con un’adeguata irrigazione.

Cia Padova

«Fino a 20-30 anni fa - analizza il presidente di Cia Padova, Roberto Betto - questa coltivazione aveva una resa eccellente nel nostro territorio. C’erano più stalle, di conseguenza una maggiore richiesta del prodotto. Oltre che un andamento climatico decisamente favorevole». I dati in questo senso parlano chiaro: nel 2001 la superficie dedicata, in Provincia, era di 69.135 ettari (fonte Veneto Agricoltura), il doppio di quella attuale. Oggi il quadro è completamente cambiato, pure in una logica di rotazione dei terreni e delle colture stesse: resta comunque di fondamentale importanza per le filiere della zootecnia e dell’agroenergia. Fra le possibili misure da mettere in campo fin da subito al fine di invertire la tendenza, «lo studio di varietà di mais che possano dare delle rese soddisfacenti in presenza di condizioni climatiche estreme, quali quelle odierne. Serve poi una politica di sostegno da parte delle Istituzioni competenti». A questo proposito da tempo Cia chiede nelle sedi opportune di valorizzare i contratti di filiera, che prevedono degli specifici contributi anche agli imprenditori agricoli.

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