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Economia

Franco Pasqualetto: «Il commercio all'ingrosso? Serve, eccome se serve»

Il vice presidente della Camera di commercio fa un'analisi approfondita sul tema delle imprese e del commercio all'ingrosso che conta quasi 10mila imprese nel territorio

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Franco Pasqualetti, vice presidente della Camera di Commercio sul tema del commercio all'ingrosso. «Non godono della stessa attenzione di quelle del commercio al minuto, ma sono almeno altrettanto importanti. Anzi, i numeri dicono che lo sono un po' di più, almeno nel territorio padovano. Sono le imprese del commercio all'ingrosso (il "big trade") che, nella nostra provincia, raggiungono (i dati sono riferiti al 30 giugno scorso) la considerevole cifra, automotive escluso, di 9.859 imprese attive contro le 9.243 del commercio al minuto. Ai più sconosciute, sono, storicamente, l'anello di congiunzione tra la produzione, normalmente effettuata in grande quantità e la commercializzazione, tipicamente contenuta per arrivare al consumatore finale».

Messa in discussione

«Dunque un segmento importante dell'economia che però, negli ultimi tempi, sembra essere messo in discussione, stretto tra l'incudine dell'e-commerce ed il martello dell'opinione pubblica portata a considerare l'intermediazione come un costo che prima si elimina e meglio è. Invece non è così e cercherò di spiegare perchè. Innanzitutto quello che amo definire il comparto del "big trade", cioè del commercio in grandi quantità, se si è ricavata fin dalla notte dei tempi una fetta di mercato è perchè il mercato lo ha richiesto. Si dirà: fino a qualche tempo fa era un passaggio indispensabile, ora, grazie alle tecnologie, non lo è più ed anzi, saltare il passaggio produttore - grossista favorisce il consumatore che non deve pagare la remunerazione dell'anello di congiunzione. In linea teorica è un ragionamento che non fa una grinza, ma in linea pratica non lo è. Non lo è perchè il passaggio intermedio se da un lato fa lievitare il prezzo di partenza, dall'altro si carica di costi che, se non ci fosse, dovrebbero scaricarsi sul commercio al minuto che, giocoforza, si vedrebbe costretto a rimodulare il prezzo di vendita. Si pensi solo ai costi del trasporto e alla gestione dei pagamenti, costi che se non fossero assorbiti dal big trade sarebbero in capo alla produzione che, necessariamente, dovrebbe caricarli sul prezzo di partenza».

Approvigionamento

«Il big trade nel raccogliere l'offerta e nell'avvicinarla al territorio svolge dunque una funzione importante che non può essere ridotta ad un semplice "inutile passaggio" come spesso ci capita di sentire. Pensiamo, ad esempio, ai prodotti dell'agricoltura: risulta chiara a tutti l'impossibilità di trovare risorse solo nel "km 0". E allora facciamo mente locale e per un attimo immaginiamo quale sarebbe l'offerta se non esistesse il big trade rappresentato, a Padova, dal Maap, il Mercato Ortofrutticolo. Un ragionamento che vale anche per la quasi totalità delle merci che ben difficilmente troverebbero chi le compra se non fossero cercate, valutate e portate nella disponibilità di approvvigionamento adeguato del commerciante al minuto (e quindi del consumatore) dal grossista. Non è certo l'e-commerce che sta mettendo in discussione tutto questo ma chi produce e pensa di raggiungere direttamente il commerciante se non addirittura il consumatore finale.  E' vero: non c'è nessuna legge che vieti tutto questo, ma sappiamo benissimo che la produzione richiede una sua precisa impostazione aziendale mentre la distribuzione capillare ai rivenditori ne richiede tutt'altra ed un’altra ancora è necessaria se si intende arrivare direttamente al consumatore finale».

Ricerca e innovazione

«Riassumendo: ognuno dovrebbe sviluppare al meglio il proprio segmento di lavoro. Chi produce dovrebbe dedicarsi alla ricerca e all'innovazione di sistema e di prodotto; chi opera nel big trade dovrebbe sviluppare le reti commerciali ed i commercianti al minuto dovrebbero essere presenti sul territorio in maniera capillare: così funziona il commercio, e non da ieri. Le varianti o, se volete, le scorciatoie che si stanno ponendo in essere, alla fine dovranno fare i conti con i numeri dietro i quali c'è pur sempre il lavoro delle persone. Per cui non mi rimane che una domanda: siamo ancora convinti che il superamento dell'intermediazione in capo al big trade sia una cosa buona?»

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