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Economia

Allevamenti di suini e conigli: dal blocco al crollo dei prezzi. Cia: «Autentico disastro»

Alle decine di settori piagati dalla crisi economica seguita a quella sanitaria si aggiunge l'allevamento. Le filiere suinicole e cunicole soffrono la chiusura del comparto ristorazione

Le ricadute a pioggia della crisi economica seguita alla pandemia da Coronavirus in questa "Fase 2" fanno emergere un quadro sempre più drammatico. Cia Padova porta l'attenzione sul comparto degli allevamenti di suini e conigli, che patiscono un calo del valore economico del prodotto causato in specie dallo stop forza dell'intero settore della ristorazione.

I numeri

L'epidemia ha comportato una generale riduzione della produzione, che va a pesare sul mercato e sui lavoratori. Nel padovano la produzione dei suini consta di 24mila tonnellate all’anno per un fatturato di 34 milioni, numeri che per il Veneto crescono con 140mila tonnellate di prodotto annuo per un valore di 200 milioni. Con la crisi il prezzo indicativo dei suini è sceso da 1,60 euro al chilo a 1,20 euro al chilo, quello dei conigli da 1,90 euro al chilo (peso vivo) a 1,40 con un valore reale offerto di 1,24 euro.

Situazione di affanno

«Gli allevamenti non si possono bloccare di colpo - spiega il presidente di Cia Padova, Roberto Betto -. Nell’attuale contesto gli imprenditori agricoli rischiano di lavorare in perdita». Grande peso ha il blocco del settore ristorativo con la conseguente cancellazione di molti ordini importanti, ma anche il calo del 30% delle macellazioni tra marzo e aprile a causa della turnazione forzata degli addetti.  «Siamo ai limiti dei costi di produzione - commenta l’azienda suinicola Dosso di Sant’Urbano -. Anzi, lavoriamo addirittura in perdita. Ci auguriamo che i ristoranti aprano al pubblico al più presto altrimenti rischiamo un disastro economico». «Il nostro è un prodotto che va venduto fresco - aggiunge Primo Michieletto dell’azienda Agrizoo Fratelli Michieletto di Massanzago che alleva conigli -. Non esiste il mercato del congelato e vista la serrata di tutto il settore di hotel, ristoranti, catering e mense gli affari sono in affanno».

Le richieste: liquidità e meno burocrazia

Cia Padova sta seguendo con attenzione quanto sta avvenendo sui mercati di entrambi i settori. «Siamo preoccupati per una crisi che sembra non avere fine - commenta il direttore Maurizio Antonini -. Le conseguenze negative non possono e non devono ricadere sempre sull’anello debole della filiera, ovvero i nostri allevatori sempre in prima linea per garantire  eccellenze di qualità». Per questo Cia Padova chiede al Governo e alla Regione di impegnarsi per trovare soluzioni immediate: «Non bastano i finanziamenti attraverso i mutui, sono solo un altro modo di indebitarsi. Servono interventi specifici per la filiera, contributi a fondo perduto e facili da ottenere e alleggerimento della burocrazia. Vanno trasferiti subito 1.500 euro ad azienda più il 50% del fatturato registrato nello stesso periodo del 2019». Altra piaga è la concorrenza sleale, che Cia tiene sotto strettissimo controllo per denunciare eventuali speculazioni.

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