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Padova e Noventa i primi due comuni veneti per consumo di suolo

Nel 2019, in città, sono stati “mangiati” 24,8 ettari in più rispetto all’anno precedente, l’equivalente di 35 campi da calcio. «Si tratta di un primato di cui non andare per nulla fieri – sottolinea Cia Padova – Quei terreni sono andati irrimediabilmente persi».

Padova è il sesto Comune italiano più cementificato. Lo rivela l’ultimo report redatto da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul consumo di suolo a livello nazionale. Nel 2019, in città, sono stati “mangiati” 24,8 ettari in più rispetto all’anno precedente, l’equivalente di 35 campi da calcio. «Si tratta di un primato di cui non andare per nulla fieri – sottolinea Cia Padova – Quei terreni sono andati irrimediabilmente persi».

Consumo del suolo

Per quanto riguarda la percentuale di consumo di suolo, calcolata sulla superficie comunale complessiva (al netto dei corsi d’acqua), Padova è addirittura il primo Comune in tutto il Veneto con quasi la metà della superficie “impermeabilizzata”: 49,40%. In pratica, per ogni mille metri quadrati di campi, aree verdi e giardini, ce ne sono altrettanti cementificati. Subito dietro, sempre su base veneta, si piazza Noventa Padovana, con il 43,09% di terreno non più utilizzabile. Terza Spinea, in provincia di Venezia, 42,92%. Come fa notare Ispra, «Questo fenomeno risulta più intenso nelle aree già di per sé molto compromesse. Fra le tante criticità, tale incremento contribuisce a far diventare sempre più calde le città, tra cui appunto Padova: nei mesi estivi qui vengono rilevate temperature più alte di almeno 2 gradi rispetto alle aree rurali della provincia». Più si consumano appezzamenti, più – di conseguenza - diminuisce una risorsa ambientale che è strategica per la vita di ogni essere vivente: si tratta di un processo legato prevalentemente alla costruzione di nuovi edifici, capannoni e insediamenti, oltre che alla realizzazione di infrastrutture stradali o ferroviarie.

Sistema di tenuta

«Il suolo è un bene primario non rinnovabile – commenta il presidente di Cia Padova, Roberto Betto - Il suo consumo dev’essere fermato al più presto, pure con provvedimenti specifici da parte della Regione. Causa, peraltro, una crescita dei costi dei terreni agricoli e comporta l’impossibilità per le aziende, e soprattutto per i giovani imprenditori, di poter ingrandire o avviare un’attività». A rischio il sistema di tenuta idrogeologico; in caso di eventi eccezionali le acque meteoriche non vengono drenate in maniera corretta e finiscono per arrecare danni ingentissimi alle coltivazioni. «Più volte abbiamo chiesto, pure attraverso un confronto con i sindaci, la stesura di bilanci dei consumi del suolo – aggiunge il presidente – Sono strumenti finalizzati al riutilizzo degli spazi e degli edifici mediante degli incentivi ad hoc». In pratica, una progettazione partecipata del territorio che metta insieme le diverse esigenze infrastrutturali ed economiche. «Chiediamo poi di non cambiare la destinazione d’uso degli appezzamenti ancora liberi nell’ambito dei futuri piani degli interventi comunali. Un modo, questo, per conservare pure il paesaggio circostante e, di conseguenza, l’agricoltura».

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