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Economia

Dal parrucchiere al rivenditore di moto: gli artigiani rinascono con il digitale

A Padova quattro su dieci vengono on line. Cna: «Una trasformazione che va consolidata»

Sono parrucchieri, rivenditori di moto, calzolai e restauratori di capi in pelle. Artigiani padovani che nell’anno del Covid hanno deciso di intraprendere la strada della digitalizzazione, trovando nuove opportunità di crescita e di cambiamento per le loro piccole imprese. Una tendenza che nel 2020 ha visto una forte accelerazione: oltre la metà delle aziende padovane dispone oggi di una connessione ad internet veloce, mentre erano un terzo solo tre anni fa, e sono oramai 9 su 10 le Pmi che possiedono un proprio sito internet. Più di 4 aziende su 10 vendono indirettamente via web i propri prodotti e servizi (meno della metà nel 2017), e oltre la metà vorrebbe farlo in futuro. Tutto questo si scontra, però, con limiti ancora da superare, primo tra tutti la carenza di infrastrutture digitali.

L'indagine

I dati emergono da una indagine che l’Ufficio Studi di CNA Padova ha condotto nel mese di febbraio su oltre 300 imprese per sondarne lo stato della digitalizzazione, mettendone a confronto i risultati con quanto emerso da una rilevazione analoga condotta nel 2017.  E proprio per rispondere all’esigenza sempre più sentita di attrezzarsi con strumenti digitali e con competenze adeguate CNA è in campo per accompagnare le imprese in questo percorso offrendo un ampio ventaglio di soluzioni nell’ambito del progetto Punto Impresa Digitale (PID), una rete di sportelli, gestita in collaborazione con la CCIAA, che informa, assiste e orienta le piccole imprese verso i nuovi strumenti digitali. Il PID offre una serie di servizi e opportunità come corsi base di avviamento al digitale su Impresa 4.0 e Agenda Digitale. Ma anche formazione “cucita su misura”, affiancamento di figure competenti o assistenza diretta.

Fatturato

«Tante aziende, che nell’anno della pandemia hanno visto ridotto fortemente il loro fatturato, hanno trovato nel digitale un’opportunità di crescita e cambiamento» dichiara Cedric Boniolo, Ceo della softwarehouse Triskel e presidente della categoria Terziario Avanzato di CNA Padova. «Ora la parola d’ordine dev’essere continuità. Passata l’emergenza bisognerà consolidare questa trasformazione in atto e renderla strutturale: il ruolo delle istituzioni e delle associazioni di categoria in questo senso sarà fondamentale. CNA, insieme alla Camera di Commercio, ha tanti strumenti a disposizione delle imprese e sta lavorando molto per diffondere la cultura digitale soprattutto attraverso la formazione. Ma per riuscire in questo è necessario anche superare i limiti infrastrutturali del territorio e portare a compimento i tanti progetti contro il digital divide, in troppi casi rimasti ancora sulla carta».

Scommesse

Sono diversi i casi di artigiani e piccoli imprenditori padovani che nell’anno del Covid hanno colto la sfida della digitalizzazione. Come Luca Gobbi, titolare di Gobbi Moto, rivenditore e officina moto di Campolongo Maggiore, che dopo aver partecipato ad un bando per la digitalizzazione e aver seguito una serie di eventi di formazione tenuti da CNA ha deciso di puntare sulla comunicazione social e di rivisitare del tutto il proprio sito internet con l’aiuto di un consulente. «È importante capire che in questo tipo di comunicazione serve una strategia e un obiettivo. Non hai un riscontro immediato ma ti fai conoscere dando informazioni e trasmettendo la tua passione per quello che fai, non puntando a vendere» spiega Gobbi. «Ora però stiamo raccogliendo i frutti di questo lavoro e sempre più clienti ci stanno contattando perché ci conoscono attraverso i social. E i risultati, anche in termini di fatturato, si vedono».

Investimenti

Cosimo Leo, co-fondatore della Premiata Barberia, un’attività storica di Padova che esiste da quasi 40 anni, ha deciso di investire nella formazione per aumentare le competenze digitali di tutte le persone che lavorano nel salone. «Le mie collaboratrici mi hanno detto “dovresti aggiornarti, occuparti dei social”» racconta Leo. «Grazie a questa spinta abbiamo deciso tutti di seguire un corso di web marketing con CNA che prenderà il via proprio in questi giorni. Inoltre mi farò dare una mano da un responsabile per l’attività social».cEspandere la rete dei clienti e aprire un servizio di ritiro e consegna a domicilio su prenotazione via web. Questo il progetto che ha permesso invece a Sciuscià, bottega del centro di Padova che si occupa di riparazione, cura e manutenzione di capi in pelle, di ottenere buoni risultati anche nel 2020. «Avevo aperto il sito già in periodo pre-Covid. Ma nell’ultimo anno, grazie all’aiuto di un professionista, abbiamo messo a punto un servizio a domicilio, con un corriere che ritira e consegna i capi in pelle» spiega Maria Grazia Agostini, titolare di Sciuscià. «Le persone ora mi contattano sul sito, tramite Facebook o Instagram, su Whatsapp. È stato utile, perché clienti che non abitano nel quartiere ora mi conoscono, possono vedere come lavoro, avere un preventivo, ricevere i loro capi direttamente a casa».

Alcuni dati

Casi in linea con i risultati dell’indagine di CNA che confermano la predisposizione, per necessità o strategia, anche delle Pmi ad utilizzare i “nuovi” canali di lavoro nell’ambito della comunicazione e vendita virtuale: quasi raddoppia, rispetto al 2017, la percentuale di aziende che comunica con clienti e fornitori tramite App, oggi al 59%, ed è evidente anche come del sito web, da semplice vetrina virtuale dei prodotti e servizi dell’azienda, si stia facendo un utilizzo “evoluto”, cioè come strumento di comunicazione in&out (63%) o per la vendita diretta (32%, in crescita di oltre 13 punti rispetto al 2017). È chiaro che su quest’ultimo aspetto la pandemia abbia giocato un ruolo importante, se si considera anche che oltre 4 aziende su 10 vendono indirettamente via web i propri prodotti e servizi (meno della metà nel 2017), e che oltre la metà vorrebbe farlo in futuro. In un mercato, anche locale, che cambia rapidamente e che nell’ultimo anno è stato stravolto la digitalizzazione non è più un’opzione, ma ancora alcuni ostacoli ne frenano uno sviluppo più rapido: le imprese segnalano innanzitutto carenze di risorse economiche e finanziarie per l’innovazione digitale (75%) anche per un sistema del credito poco agevole (55%). Non mancano le carenze infrastrutturali (58%) in particolare per quanto riguarda l’indisponibilità in varie aree della provincia della banda larga.

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