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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Covid: Coldiretti, stop braccianti alle frontiere, sos per i raccolti

Il blocco delle partenze è scattato – sottolineano - in un momento delicato per le aziende agricole impegnate nei trapianti per le produzioni estive e nella raccolta degli ortaggi

Con l’avanzare della pandemia arriva il primo stop alle frontiere per i lavoratori agricoli stranieri impegnati nelle campagne italiane con il Marocco che ha sospeso tutti i collegamenti aerei con l’Italia dove il caldo fuori stagione ha favorito la maturazione precoce delle primizie.

L'allarme

E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che la comunità marocchina è fra quelle più numerose tra i lavoratori agricoli provenienti da fuori dei confini comunitari. In Veneto – ricorda Coldiretti - la comunità di lavoratori agricoli europei più presente è quella rumena (14 mila) quella dei polacchi (2mila). Sono anche i nordafricani a coprire la richiesta di manodopera con 7mila unità e altre 4mila rappresentate dagli indiani impiegati soprattutto nelle stalle. Nel padovano la richiesta di manodopera straniera si concentra soprattutto nei periodi di raccolta della frutta, degli ortaggi e durante la vendemmia con una richiesta di alcune migliaia di unità. Il blocco delle partenze è scattato – sottolinea la Coldiretti - in un momento delicato per le aziende agricole italiane impegnate nei trapianti per le produzioni estive e nella raccolta degli ortaggi per garantire i rifornimenti alimentari alle famiglie italiane. La Coldiretti è impegnata con l’Ambasciata del Marocco per cercare di superare le difficoltà determinate dalle misure cautelative adottate dal Paese africano di fronte di alla diffusione del contagio Covid nell’Unione Europea. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti specializzati a tempo determinato che arrivano ogni anno attraversando il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese.

Made in Italy

Ma il problema rischia di allargarsi a macchia di olio in una situazione in cui a livello nazionale viene ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con 368mila lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura fornendo il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di IDOS al quale ha collaborato la Coldiretti. A fine 2019 – continua la Coldiretti – i lavoratori stranieri occupati in agricoltura sono 368.000 per la maggior parte provenienti da Romania (98.011), Marocco (35.787), India (35.355) e Albania (33.568). Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico. L’apertura delle frontiere è importante poiché– riferisce la Coldiretti – con l’arrivo della primavera si intensifica l’attività nelle campagne con fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra e poi all’aperto ma con l’avanzare della stagione inizia la raccolta delle frutta. 

Commissione europea

«In queste condizioni è importante la presentazione da parte della Commissione europea del Digital green pass con l’obiettivo di consentire la libera circolazione all’interno dell’Unione per lavoro o turismo” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di lavorare a livello nazionale per accordi bilaterali con i Paesi dove è piu’ rilevante il flusso di lavoratori. Ma in una situazione in cui si registra un rinnovato interesse degli italiani per il lavoro agricolo è anche importante – conclude Prandini - una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce piu’ deboli della popolazione sono in difficoltà».

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