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Economia

Commercio, Padova si conferma "nella media" ma per l'Ascom: non basta

"Non ci servono tante luci fioche, ma un faro che sia in grado di richiamare l’attenzione del mondo - spiega il presidente dell'associazione padovana Patrizio Bertin - abbiamo bisogno di qualcosa che ci faccia emergere"

Com'è cambiato il commercio negli ultimi sette anni? L'ufficio studi di Confcommercio ha tracciato un bilancio sulla base dei dati relativi al periodo che va dal 2008 al 2015, di 39 comuni italiani, di medie dimensioni, dove risiedono circa sette milioni di abitanti ed è attivo il 12% circa del commercio al dettaglio.

PADOVA. Per quanto riguarda Padova il dato globale (centro storico e non centro storico) è positivo per 44 unità ma con una significativa forbice tra il non centro storico che migliora di una quota intorno al 3 per cento contro il centro storico che lascia sul campo suppergiù un 7 per cento. Tra il 2008 ed il 2015, gli esercizi in centro storico aumentano di 6 unità (2%) mentre nel non centro storico il numero sale di 73 unità pari all’8,1%.

"NELLA MEDIA". "In riferimento al numero di abitanti per negozio noi ci attestiamo su un valore medio di 98 - commenta il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin - che non è il 148 di Trento ma non è nemmeno il 49 di Lecce. Ma forse, in ultima analisi il problema di fondo sta proprio qui, ovvero nel fatto che Padova, come hanno testimoniato anche le indagini del Sole 24 Ore e di Italia Oggi, è sempre nella media quando invece abbiamo bisogno di qualcosa che ci faccia emergere. Non ci servono tante luci fioche, ma un faro che sia in grado di richiamare l’attenzione del mondo”.

SCIENZA E CULTURA. Quell’attenzione che, per dirla sempre con Bertin, “porta Alberto Angela al Bo per celebrare i fasti di un’università che ha dettato l’agenda della scienza e deve poter continuare a farlo”. Serve dunque puntare su scienza e cultura per far fare alla città quel salto di qualità che solo una visione di prospettiva può garantire.

CEDOLARE SECCA. “Questo – conclude il presidente dell’Ascom - per ciò che attiene all’aspetto strategico di lungo periodo (ma da avviare subito), mentre sul piano più squisitamente tattico, rivolto cioè al mantenimento di un’adeguata presenza commerciale in città, trovo assolutamente condivisibile la proposta formulata dal nostro presidente nazionale Sangalli che ha chiesto l’introduzione della cedolare secca sulle locazioni commerciali per calmierare il prezzo degli affitti al fine di mettere in condizione i centri storici di produrre ricchezza".

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