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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

«Le 11.740 imprese agricole padovane hanno bisogno di liquidità immediata per sopravvivere»

L'appello di Maurizio Antonini, direttore di Cia Padova: «L’onda lunga dell’emergenza sanitaria sta cominciando a farsi sentire, e da qui in avanti la situazione potrebbe addirittura peggiorare. Servono contributi a fondo perduto snelli ed efficaci»

«Le 11.740 imprese agricole padovane, che rappresentano ben il 18,9% di quelle presenti in Veneto, hanno bisogno di liquidità immediata per sopravvivere». L’appello, a poche settimane da una stagione autunnale che si preannuncia a dir poco problematica, è del direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini, che aggiunge: «L’onda lunga dell’emergenza sanitaria sta cominciando a farsi sentire. E da qui in avanti la situazione potrebbe addirittura peggiorare. Servono contributi a fondo perduto, snelli ed efficaci, finalizzati a ristorare le perdite del comparto dovute proprio al Covid».

Fondo di Garanzia

Un mese fa il Governo ha attivato un Fondo di Garanzia, a cura di Mediocredito centrale, per i settori agricolo, forestale, della pesca e dell’acquacoltura. Fino ad ora sono stati accesi - a livello nazionale - prestiti per un totale di 126,1 milioni di euro; 1.397, complessivamente, le domande presentate. Secondo quanto riportato dal Ministero alle Politiche Agricole, «l’accesso diretto al Fondo di Garanzia di Mediocredito centrale, divenuto realtà con il Decreto Cura Italia, ha come obiettivo quello di riportare le imprese agricole negli istituti di credito, agevolando un dialogo che si era interrotto da tempo». I parametri per la concessione dello stesso finanziamento garantito possono essere il fatturato, l’ammontare dei salari oppure le spese per la gestione e gli investimenti relative ai 18 mesi successivi all’istanza. Afferma Antonini: «Qualsiasi azione messa in campo per superare la crisi causata dalla pandemia e rilanciare il settore primario trova l’appoggio degli imprenditori agricoli. Durante il lockdown non si sono mai fermati, pure se in certi casi hanno lavorato in perdita. Mi riferisco, in particolare, agli allevatori. A primavera un litro di latte è stato pagato anche 29 centesimi al litro, il picco più basso della storia, quando il mero costo di produzione è di 39 centesimi al litro. Un esempio significativo: a rimettercene, alla fine, è sempre il produttore. Insieme ai consumatori, che si trovano dei prezzi al consumo gonfiati a motivo dei rincari nella filiera. Adesso tutti i nodi stanno venendo al pettine. Le imprese non possono continuare senza beneficiare di un giusto margine, che consenta la sopravvivenza».

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