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Un volume di affari di almeno 150 miliardi di euro: la lotta alle agromafie parte da Padova

Presentata in un importante convegno organizzato da Coldiretti la strategia per tutelare il “Made in Veneto”. L'assessore regionale Pan: «Attivato l’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura e sul sistema agroalimentare»

L’agropirateria e la contraffazione di prodotti del Made in Italy valgono ogni anno un fatturato da 60 miliardi di euro. Un fenomeno, quello dell’italian sounding, che non risparmia il Veneto. Ma la Regione e le associazioni di categoria non stanno certo a guardare. Anzi, passano al contrattacco.

Le contromosse

Grande partecipazione per l'importante convegno organizzato nella mattinata di lunedì 4 febbraio alla Camera di Commercio di Padova su agromafie, contraffazioni e illegalità nel settore agroalimentare e promosso dalla Coldiretti. Tra i relatori anche Giuseppe Pan, assessore regionale all'agricoltura, il quale ha ricordato: «Le eccellenze di questa Regione debbono misurarsi con la concorrenza sleale di imitatori stranieri che si affacciano al di qua o al di là del confine orientale, occhieggiando da Austria, Slovenia e Croazia per intercettare ignari consumatori, ma anche affermati ristoratori o tentare la grande distribuzione con fenomeni di “Italian Sounding”: una bottiglia di “Secco” dalla forma panciuta, una vassoio di “Radizzo” celofanato in viola, un prosciutto “Dulze”, con l’immagine di una città murata che nell’etichetta fa da sfondo al nome: certo, l’Austria abbonda di castelli, ma le robuste mura rosse di mattoni sono un’altra cosa, estranea alla cultura della Carinzia. La Regione Veneto ha commissionato all’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura e sul sistema agroalimentare la predisposizione di uno strumento giuridico agile e di pronto intervento per ottenere la rimozione dagli scaffali d’oltre confine di quei prodotti contraffatti, d’imitazione servile, che danneggiano il comparto agroalimentare del Veneto. Una cosa non facile, che deve muoversi fra la libertà di concorrenza predicata dall’Unione europea, la sovranità degli Stati esteri ed un certo protezionismo di cui godono i produttori esteri. Non di meno, la via è stata trovata, le collaborazioni estere ottenute, le disponibilità comunitarie raccolte. È l’occasione per valorizzare ancora di più i nostri prodotti, tutelati ed accompagnati dalla Regione Veneto in un mercato insidioso, ma dalle grandi opportunità».

I dati

Daniele Salvagno, presidente regionale di Coldiretti, snocciola poi un po' di dati a dir poco significativi: «Dal terreno alla commercializzazione, le attuali strutture normative a livello nazionale, comunitario e internazionale stanno giocando un ruolo chiave nella proliferazione dei fenomeni distorsivi. Il mercato del cibo ha bisogno di regole giuste che possano definirlo libero e trasparente. Per questi motivi è sempre più urgente l’approvazione della riforma dei reati agroalimentari che ha la finalità di rivedere l’intera materia penale riguardante il settore, la piena attualizzazione dell’etichettatura di origine, il rifiuto di ogni processo che implichi l’omologazione produttiva, l’efficacia dei controlli e l’attuazione di sanzioni adeguate. In Italia si calcolano 120 miliardi l’anno di evasione fiscale, 60 miliardi sono il costo della corruzione, il volume d’affari dell’economia mafiosa è stimato, per difetto, in 150 miliardi, facendo la somma quante cose si potrebbero fare con 330 miliardi di euro all’anno per migliorare la qualità della vita dei cittadini e la correttezza di un mercato che premi la serietà delle aziende oneste»

Lo studio operativo

Durante il convegno Andrea Baldanza della Corte dei Conti e vice presidente vicario del Comitato Scientifico della Fondazione “Osservatorio Agromafie” e Marcello Maria Fracanzani della Corte Suprema di Cassazione - e anche componente dello stesso Comitato Scientifico – hanno presentato (moderati dal professore Francesco Saverio Marini dell’Università di “Tor Vergata”) un dettagliato studio operativo. Il primo passo è individuare il soggetto, totalmente pubblico, che possa accreditarsi presso il sistema giudiziario di Austria, Slovenia e Croazia e agire per conto dei produttori locali, compresi quelli piccoli che non hanno la forza di affrontare complicate cause internazionali. Spiega Marcello Maria Fracanzani: «Qui entra in gioco la Regione, che diventa braccio operativo per la difesa dei nostri prodotti, in grado di togliere materialmente dagli scaffali dei supermercati esteri i prodotti similari che richiamano le nostre tipicità. Il primo passo sarà individuare un soggetto interamente pubblico già in mano alla Regione, in grado di accreditarsi presso i tribunali di Austria, Slovenia e Croazia. In sostanza una società totalmente pubblica che ha come scopo istituzionale tutelare i prodotti made in delle aziende venete. È una "portaerei"  che agisce per conto dei produttori con i tempi rapidi del commercio rivolgendosi direttamente ai tribunali amministrativi per rivalersi nei confronti di chi mette in vendita prodotti che richiamano i nostri originali. È dunque un soggetto pubblico a tutela di un interesse pubblico superiore, in grado di agire con rapidità perché già accreditato in quei Paesi come sostituto processuale. Questa soluzione messa in atto con l'apporto di Coldiretti in stretto contatto con la Regione, permetterà di avere l'assist dall'autorità amministrativa per togliere dal mercato i prodotti mimetici che danneggiano i nostri originali.  La vera concorrenza infatti funziona sulla comparazione e sull'informazione, ma con una precisa distinzione, tenendo presente che la qualità si paga. In tutto questo il consumatore deve essere libero di scegliere con consapevolezza e sapere che il radicchio che sta comprando non è radicchio. In questo modo abbiamo tutta l'accelerazione di una causa che dall'ambito privatistico investe quello pubblico, senza dimenticare la tutela della salute».

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