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Economia

«Danno economico pari a quello della Seconda Guerra Mondiale, urge ripartire»

Spiega Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Padova: «Dobbiamo assolutamente ridurre il tempo nel quale ricorriamo al debito, inteso in senso lato, e creare velocemente le condizioni per ricostruire il valore che adesso stiamo destinando all’emergenza»

«L’autorizzazione dei nuovi codici introdotta dal decreto del 10 aprile, che apre a sole 831 imprese artigiane padovane, non basta. Con la proroga al 3 maggio del lockdown, il 60% circa delle aziende artigiane resta fermo e rischia di non ripartire più. Per questo ci attendiamo nei prossimi giorni ulteriori interventi. Il danno economico della situazione non ha precedenti se non andando alla seconda guerra mondiale: Prometeia ha stimato una perdita di Pil Italiano del 6,5% ipotizzando una ripartenza graduale da maggio». Con questa premessa Confartigianato Imprese Padova analizza la situazione in relazione al prolungamento del lockdown.

Artigianato padovano

Il nuovo Dpcm, annunciato il 10 aprile e in via di pubblicazione, prolunga fino al 3 maggio le misure di contenimento del coronavirus, il divieto di spostamento e di assembramento e l’obbligo del distanziamento sociale. Ma dal 14 aprile potranno ripartire alcune attività, una quindicina. Per l’artigianato padovano in numeri significa: 831 nuove aperture (un 3,7% rispetto al totale artigianato) che si sommano alle 9.993 già abilitate dai precedenti decreti (+8,3% di aperte) che porta a 10.824 il numero totale di attività autorizzate a lavorare (arrivando al 43% di aperte su totale artigiane in provincia). In particolare, il settore più interessato è quello dell’edilizia (manutenzione del verde) con 1247 aperture seguito dal legno con 503 nuove aperture e la metalmeccanica +716. Questa mini ripartenza coinvolge circa 2.000 addetti che si sommano a quelli già autorizzati a lavorare portanto la platea a 29.182 persone tra dipendenti, titolari soci e collaboratori (+7,1%).

Roberto Boschetto

Afferma il presidente Roberto Boschetto: «La protezione della salute, come abbiamo sempre detto, è una priorità inderogabile, così come è inderogabile l’appello che rivolgiamo alle istituzioni. La ripresa delle attività produttive rappresenta una priorità: dobbiamo assolutamente ridurre il tempo nel quale ricorriamo al debito, inteso in senso lato, e creare velocemente le condizioni per ricostruire il valore che adesso stiamo destinando all’emergenza. Da una parte abbiamo tutte le realtà che per la loro natura oggettiva e materiale ci obbligano a pensare a forme di messa in sicurezza sanitaria altrettanto fisiche, come mascherine, distanze, sanificazione, areazione eccetera sulla base di quanto già adottato per le attività fondamentali e che stanno attualmente operando. Su questo è fondamentale che venga garantita la piena disponibilità nel mercato dei dispositivi di protezione. Il protocollo definito il 14 marzo costituisce un importante punto di riferimento e siamo pronti ad applicarlo nelle imprese artigiane, con competenza e senso di responsabilità. Le imprese artigiane che operano nelle filiere manifatturiere come pure i cantieri edili, le ditte individuali, quelle che non prevedono contatto ravvicinato tra le persone sono in grado da subito di partire in sicurezza. Dall’altra ci sono tutte quelle attività che richiedono particolare attenzione per la prossimità fisica con il cliente, come tutte quelle che attengono ai servizi alla persona. Si definiscano in fretta, se necessario, le integrazioni ai protocolli». Prosegue Boschetto: «Non dimentichiamo poi di tutte quelle realtà dove si continuare l’attività con modifiche marginali al prodotto o servizi agendo con Smartworking e e-commerce. Sono tutte quelle attività dove una forte accelerazione dei processi di digitalizzazione, riducendo le occasioni di contatto fisico, possono azzerare il rischio di contagio. Lo Stato deve aiutare le piccole imprese e le attività artigiane, che rappresentano uno dei pilastri del nostro Paese, a superare le difficoltà che possono incontrare nell’accedere all’innovazione digitale. Le piccole imprese e gli artigiani costituiscono spesso anelli molto frammentati, ma irrinunciabili, nella catena del valore di molte filiere fondamentali. Per questo riattivare subito questo comparto economico è essenziale non solo per i milioni di lavoratori occupati, ma per salvaguardare il sistema produttivo e sociale del Paese».


 

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