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Economia

Bertin: «Serve subito una cabina di regia per arrivare pronti alla “fase 2” del Covid-19»

«Almeno il 30% delle nostre imprese, se la chiusura dovesse protrarsi oltre giugno, non riusciranno a rimanere sul mercato. Abbiamo la necessità di programmare un ritorno ad una seppur parziale “normalità”»

«Serve subito una cabina di regia per non lasciare nulla al caso e sfruttare al meglio il tempo che ci separa dalla ripresa, ovvero dalla cosiddetta “fase 2” del Covid-19»: è la richiesta, pressante, che il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin, rivolge alla Regione, pur se l’obiettivo primario è evidentemente il governo.

Rischio chiusura

Sottolinea Bertin: «Dobbiamo trovarci preparati per evitare che nel momento della ripresa non ci siano le idee più che chiare. Leggo di pressioni da parte del mondo industriale, ma vorrei che non passasse in secondo piano la sofferenza delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi». Il quadro, a riguardo, è decisamente allarmante. «Almeno il 30% delle nostre imprese, se la chiusura dovesse protrarsi oltre giugno, non riusciranno a rimanere sul mercato nonostante l’impegno dell’Ascom, che sta fornendo ogni assistenza possibile. Questo significa che migliaia di famiglie, quelle degli stessi imprenditori e quelle dei loro dipendenti, andranno verso un vero e proprio dramma che rischia di sfociare in scelte drastiche di cui, purtroppo, nel nostro territorio, è ancora vivissimo il ricordo».

Ripartenza

Se dunque serve senso di responsabilità, serve anche un piano che possa stabilire, con precisione, come e quando si potrà ripartire. Perché ripartire è obbligatorio, come precisa Bertin: «La gradualità credo sia un dato acquisito, ma serve anche poter sapere quali sono le condizioni per poter riaprire. Abbiamo la necessità di programmare un ritorno ad una seppur parziale “normalità” pur con tutte le salvaguardie del caso, ma deve essere chiaro che anche commercio, turismo e servizi devono poter ripartire. Io credo che le nostre imprese siano nella condizione di attuare tutte quelle forme di contrasto alla diffusione del contagio che la scienza ci indica, senza per questo procrastinare “sine die” una ripresa che, se ben studiata, ci permetterà di rispettare le norme sanitarie senza distruggere un patrimonio imprenditoriale che rischia di andare irrimediabilmente perduto». Dunque, programmare e, soprattutto, far partecipare alla cabina di regia, tutte le parti in causa, associazioni di categorie comprese: «Il comparto del terziario - conclude Bertin - è al limite di un default che né i 600 euro, né la cassa integrazione, né tantomeno i crediti dalle banche, avranno la possibilità di evitare. Anche perché, di soldi veri, finora, nessuno ha visto il becco di un quattrino. E intanto il tempo passa e la disperazione, come testimoniano le due donne annegate in laguna, aumenta».

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