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Economia

Pesante sì, ma meno del previsto: -6,7% di calo medio della produzione per l’industria di Padova e Treviso

Si tratta del calo più forte dal 2009, ma migliore delle attese. Destro: «Industria decisiva per la ripartenza. Recovery per cambiare il Paese. Draghi, una garanzia». Zoppas: «Imprese argine sociale. Investimenti e politiche attive per la crescita e il lavoro»

Prima una voragine (scavata dal Covid a marzo-aprile). Poi un gap profondo, con il (parziale) recupero dai mesi estivi. Ora una caduta che è pesante, ma il punto di atterraggio è migliore delle previsioni: l’industria di Padova e Treviso chiude il 2020 con una variazione media della produzione del -6,7% rispetto all’anno precedente, il calo più forte dalla crisi del 2009.

Dati

Nel quarto trimestre, la produzione torna sui livelli dello stesso periodo 2019 (+0,1%). Il fatturato in Italia riduce le perdite (-0,6%). Migliora l’export (-0,4% dal -6,9 nel terzo trimestre), sulla scia di scambi mondiali in lenta espansione. In risalita gli ordini. Fra ottobre e dicembre l’occupazione diminuisce in modo contenuto (-1,8%), grazie agli ammortizzatori sociali, e manda segnali distensivi sui prossimi mesi. L’inizio 2021 si conferma debole: le attese non lasciano presagire nel breve il consolidamento di una fase espansiva. Una vera ripresa si potrebbe avere solo da metà 2021 se la vaccinazione abbatterà l’emergenza sanitaria e farà ripartire la fiducia, i consumi e investimenti. Anche attraverso i fondi del Next Generation EU. Sono i principali risultati dell’indagine La Congiuntura dell’Industria di Padova-Treviso condotta da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, tra il 7 e il 29 gennaio su un campione di 550 aziende manifatturiere e dei servizi delle due province.

Perdita

Nel dettaglio, nel quarto trimestre 2020 l’indice della produzione industriale aumenta dello 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2019 (dopo il -2,5% nel terzo trimestre, -18% nel secondo). Nella media del 2020 la variazione tendenziale è del -6,7%, dopo la crescita del +1,4 nel 2019. L’andamento è fortemente differenziato tra settori e aziende: performance migliori fra ottobre-dicembre per il metalmeccanico e le medie imprese (+3,5%). Il fatturato in Italia riduce la contrazione al -0,6% (dal -2,6% nel terzo trimestre, -23,1 nel secondo) e chiude il 2020 con un calo del -9,2%. Gli scambi con l’estero recuperano in modo significativo, pur rimanendo in terreno negativo rispetto allo stesso periodo 2019 (-0,4% dal -6,9 nel terzo), sostenuti dalle vendite extra-Ue (+1,2%). Nel 2020 il calo dell’export si ferma al -5,9%, dopo la crescita zero nel 2019. Gli ordini rivedono il segno più per il secondo trimestre consecutivo (+0,8% dopo il +2,9), più marcato per la manifattura e soprattutto il metalmeccanico (+15%). Ma l’orizzonte di lavoro permane ridotto (meno di un mese per il 32,1). Nel 2020 la variazione media è del -5,6%.

Occupazione

L’indice dell’occupazione diminuisce fra ottobre-dicembre del -1,8% su base annua, ma è pressochè stabile nella manifattura (-0,2%), grazie all’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali. La variazione media nel 2020 è del -1,4%, più contenuta nel manifatturiero (-0,9%). Il rialzo della domanda spinge i prezzi delle materie prime, in aumento per il 40,8%. Spread e tassi ai minimi rendono distese le condizioni di accesso al credito (per l’82,7% delle imprese). Liquidità aziendale tesa per il 12,4%, pagamenti in ritardo per il 20,7. L’indice di fiducia delle imprese mostra qualche segnale di miglioramento, ma anche forte incertezza sulle prospettive nel primo semestre 2021, condizionate dall’evoluzione della pandemia e dai contraccolpi. E ciò non lascia presagire, nel breve, il consolidamento di una fase espansiva. La produzione è attesa in crescita dal 30% (stabile dal 49,4). Ordini interni in aumento per il 21,3%, in calo per il 30,8. Più tonica la domanda estera, in crescita per il 30,4%. Sull’occupazione restano prevalenti i giudizi di stabilità (62,9%), ma un quarto delle imprese (25,3%) la prevede in crescita, l’11,8% in diminuzione. Segnali distensivi di tenuta sull’evoluzione dopo il 31 marzo. Gli investimenti sono stabili o in crescita per il 71,3% (il 19,7% li aumenterà). Una vera ripresa si potrebbe avere solo da metà 2021 se la vaccinazione sarà efficace e rapida, farà ripartire la fiducia, quindi i consumi e gli investimenti, liberando le risorse accumulate col risparmio. Anche attraverso l’utilizzo dei fondi disponibili nell’ambito del Next Generation EU (NGEU).

Leopoldo Destro

«La manifattura - dichiara Leopoldo Destro, Presidente di Assindustria Venetocentro - ha dimostrato ancora una volta di essere fondamentale per lo sviluppo e la tenuta economica e sociale del nostro territorio e del Paese, determinante per tirare fuori gli altri settori da questa situazione difficile, così come per rendere sostenibile il debito pubblico. L’emergenza ne ha messo in evidenza la capacità di reagire, ma ha anche accelerato la necessità di compiere un ulteriore salto di qualità, sostenuto dall’innovazione e sostenibilità, che sta disegnando una manifattura completamente diversa dal passato. Questa nuova industria è ancora la solida piattaforma su cui investire e ancorare le politiche per la ripresa post Covid. Ecco perché ci auguriamo che l’industria torni centrale nelle scelte di politiche economiche in Italia e in Europa. La caratura del Presidente Mario Draghi è garanzia: di visione, di pianificazione e di credibilità. Proprio ora in cui siamo davanti alla più grande opportunità di cambiare l’Italia con il PNRR, servono responsabilità e competenze. Un governo che rafforzi la fiducia dei cittadini e delle imprese e che sia in grado di mettere a terra l’esecuzione dei progetti e riforme e degli ingenti fondi che l’Europa ci ha messo a disposizione con il Recovery Fund. Una priorità che auspichiamo coaguli il più ampio e solido sostegno della politica all’azione del nuovo governo, anche per uscire rapidamente da questa pandemia con un piano vaccini più efficace e organizzato».

Federico Zoppas

«I risultati dell’indagine del nostro Ufficio Studi evidenziano la solidità e resilienza del sistema produttivo - commenta Federico Zoppas, Consigliere Delegato di Assindustria Venetocentro per l’Ufficio Studi -. La pandemia ha sconvolto le aspettative dell’industria, ma il sistema ha tenuto. Le imprese industriali del nostro territorio hanno fronteggiato una crisi inaspettata e velocissima e fatto da argine sociale. Alla resistenza si è affiancato anche il cambiamento. Nel progressivo recupero dai mesi estivi, c’è stata la capacità di adattamento, la diversificazione, la riorganizzazione di processi, metodi e catene del valore. Una trasformazione faticosa e silenziosa che vediamo nei numeri, non certo positivi, ma che oggi fanno da barriera, contenendo danni anche peggiori, e mostrano la forza dei nostri fondamentali. Un ruolo che vogliamo rivendicare con forza e che è di imprenditori e lavoratori insieme. Ma per una vera ripartenza serve un sostegno strategico per la manifattura, investimenti nelle filiere, sull’istruzione, i giovani e l’innovazione a cominciare dalla transizione digitale e sostenibile. C’è un altro dato che merita rilevare: è la maggioranza di imprese sane impegnata a difendere il lavoro, ad aumentarlo in molti casi, e che va messa in condizione di riorganizzarsi. è tempo di una riforma degli ammortizzatori che sposti il baricentro e le risorse dall’assistenza alle politiche attive, cioè formazione e ricollocamento per i lavoratori di aziende in crisi. Così difendiamo il lavoro e le persone».

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