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Economia

Crisi, migliora il made in Padova: meglio le "medie dominanti"

Secondo i dati di Confindustria Padova e Fondazione Nord Est le medie industrie hanno fatto registrare un trand posititvo. Pavin di Confindustria: "Urge uno sforzo straordinario"

Ci sono delle imprese che stanno uscendo dalla crisi e che ce la stanno facendo piano piano: Confindustria le definisce "medie dominanti" e sono quelle di dimensione medio/grande, fortissima apertura verso l'estero e si distinguono per alto livello di organizzazione aziendale e propensione all'innovazione.

SEGNI DI RIPRESA NELL'OCCUPAZIONE

CRISI ANCHE PER L'INDUSTRIA CINESE

I DATI. Secondo i dati di "Focus Industria. Le strategie del manifatturiero in tempo di crisi e le performance di successo" realizzata da Confindustria Padova e Fondazione Nord Est se nel 2011 il 52,9% del "made in Padova" manifatturiero era tornato su ricavi superiori ai livelli pre-crisi, la percentuale sale al 69,1% tra le imprese di questo gruppo. La variazione media del fatturato nei bilanci 2008-2011, il quadriennio centrale della crisi, è infatti positiva: +3,5% (rispetto allo 0,7% medio), anche se si evidenzia una variazione negativa della redditività totale. "La ricerca restituisce il profilo di un manifatturiero provato dalla crisi, ma capace di reagire e creare valore attraverso un bouquet di strategie - ha dichiarato Massimo Pavin, presidente di Confindustria Padova - Il dato più rilevante è che si allarga la forbice tra le imprese che sono riuscite a mantenere buone performance grazie a riorganizzazioni interne, contenuto tecnologico dei prodotti, capacità di internazionalizzarsi, e quelle che sono rimaste "intrappolate" nel crollo della domanda interna".

UNO SFORZO DELLA REGIONE. Secondo Pavin servono delle risposte per spingere e tutelare il manifatturiero nostrano: "La manifattura è il nostro petrolio - ha poi aggiunto Pavin - pesa il 27% del Pil regionale, il doppio con l'indotto. Non possiamo permetterci di perdere altra capacità produttiva. Un taglio del cuneo fiscale che abbia davvero un effetto espansivo sull'economia dev'essere dell'ordine di dieci miliardi: si irrobustisca la dote per il cuneo, anche con lo stop all'abolizione della seconda rata Imu. Urge uno sforzo straordinario della Regione, anche tramite la futura programmazione dei fondi strutturali e risorse proprie".

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