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Economia

«Il saldo peggiore degli ultimi 7 anni»: i primi dati sugli effetti del lockdown su commercio e turismo

È quanto emerge della fotografia scattata da Unioncamere - InfoCamere sui dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre 2020 e che, per quanto riguarda la provincia di Padova, presenta dati decisamente significativi

È chiaro che una statistica che misura le aperture e le chiusure delle aziende prendendo come riferimento il trimestre che va dal primo gennaio 2020 al 31 marzo 2020 riflette solo in parte il cambio di scenario intervenuto dal 21 febbraio in avanti, ovvero da quando lo tsunami del Covid-19 si è abbattuto sulle vite delle persone e delle imprese. Nonostante ciò, il bilancio della "nati-mortalità" delle imprese tra gennaio e marzo di quest’anno risente comunque delle restrizioni seguite all'emergenza e rappresenta, a livello nazionale, con le sue circa 30mila imprese in meno, il saldo peggiore degli ultimi 7 anni rispetto allo stesso arco temporale.

Dati

È quanto emerge della fotografia scattata da Unioncamere - InfoCamere sui dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre 2020 e che, per quanto riguarda la provincia di Padova, presenta dati decisamente significativi. Spiega Patrizio Bertin, presidente di Ascom Confcommercio Padova: «Se ci limitiamo ai numeri del nostro comparto direi che la gravità della situazione appare piuttosto netta nonostante il blocco per legge delle attività sia avvenuto nell’ultima parte del trimestre». Il che significa che è bastato solo un mese di lockdown quasi totale perché ad una curva dell’epidemia in crescita corrispondesse un calo dell’attività imprenditoriale. In questo senso i numeri, che sono quelli ufficiali del sistema camerale e non nascono da sondaggi o valutazioni, dicono che le imprese attive nel commercio al dettaglio, in provincia di Padova, al 31 marzo 2020 erano 9.236 con 102 nuove iscrizioni (la vivacità del pre-covid) e 348 cessazioni (le avvisaglie di una crisi che, è facile prevedere, si accentuerà nei prossimi trimestri). Situazione un po’ meno marcata nel commercio all’ingrosso (con l’esclusione dell’automotive) dove le 9.821 aziende attive erano il risultato finale dopo aver conteggiato 135 nuove iscrizioni e 303 cessazioni.

Turismo

«Ma se c’è un settore - continua Bertin - che più di altri dà l’esatta sensazione che la crisi ha battuto forte fin dal primo momento, questo è il turismo». Prendiamo dunque quello che per la statistica sono gli “alloggi”, termine generico che comprende hotel, B&B, ecc. Qui le 292 imprese attive hanno visto l’iscrizione di 2 nuove attività e la cessazione di una: l’esatta fotografia di una situazione congelata in attesa dell’evolversi degli eventi. In compenso la ristorazione (che sono bar e ristoranti) ammontava a 4.314 imprese attive dopo aver registrato 42 nuove iscrizioni ma ben 141 cessazioni. Numeri più contenuti ma non per questo meno significativi per le agenzie di viaggio: a Padova e provincia, al 31 marzo, ne risultavano attive 199 con 3 nuove iscrizioni ma già 9 cessazioni. Aggiunge Bertin: «Purtroppo i dati che troveremo nella rilevazione del 30 giugno non potranno che essere ulteriormente negativi e questo anche a seguito delle difficoltà registrate in questi mesi sul fronte degli aiuti molto promessi e poco arrivati. La speranza è che il terzo trimestre, quello che andremo ad iniziare la settimana prossima, assieme all’estate, porti anche una rinnovata voglia di fare impresa, una qualità presente nel Dna dei padovani ma che, per esprimersi, ha bisogno di qualche certezza in più rispetto al “vuoto” se non proprio totale ma sicuramente molto accentuato che sta caratterizzando questa sorta di navigazione a vista alla quale tutti, chi più chi meno, siamo costretti. Senza contare che i numeri delle imprese non tengono conto del calo del numero dei dipendenti delle stesse soprattutto nel comparto del turismo, drammaticamente calato e che, ad agosto, potrebbe essere segnato da dati ancor più preoccupanti».

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