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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

‘Decreto dignità’, l’attacco di Finco: "Provvedimento sbagliato e dannoso"

Il presidente di Assindustria Venetocentro chiede l’intervento dei parlamentari veneti: "Nella nostra Regione oltre 50mila posti di lavoro in più solo nel primo trimestre 2018"

"Un provvedimento che consideriamo, nei contenuti legati alla legislazione sul lavoro, profondamente sbagliato e dannoso per l’occupazione, in particolare dei più giovani". Firmato Assindustria Venetocentro Imprenditori Padova Treviso. E il destinatario virtuale è il ‘decreto dignità’.

Saldo positivo nel primo trimestre 2018

La neonata associazione critica il nuovo provvedimento, e lo fa tramite il presidente Massimo Finco: "Al nuovo Governo abbiamo offerto un’apertura di credito, ma con altrettanta chiarezza diciamo che l’approccio del cosiddetto ‘Decreto dignità’, con la stretta sui contratti a tempo determinato e la reintroduzione delle causali, rischia di essere un boomerang per i lavoratori e per le imprese. Il rischio è quello di azzerare una tendenza virtuosa che solo in Veneto ha visto nel primo trimestre 2018 un saldo positivo di 53.200 posti di lavoro e la crescita delle assunzioni a tempo indeterminato (29.500, +26%), specie per via delle trasformazioni da tempo determinato. L’ennesima conferma che lo sviluppo e il lavoro non si creano per decreto e tantomeno con rigidità ideologiche, ma investendo sulla produttività e la competitività delle imprese e del Paese. L’approccio ‘punitivo’ che emerge dal decreto vede negli imprenditori dei potenziali approfittatori in malafede. È una visione pregiudiziale che respingiamo e che non coglie la complessità delle dinamiche più avanzate del lavoro e rischia di sortire l’effetto opposto a quello desiderato diminuendo l’occupazione. Invitiamo dunque tutti i Parlamentari veneti ad intervenire, in sede di conversione del decreto, per apportare i necessari correttivi".

"La lotta alla precarietà è una cosa seria"

Maria Cristina Piovesana, presidente Vicario di Assindustria Venetocentro, prosegue: "La ‘dignità’ di cui il decreto si fa impropriamente portavoce punta a cancellare un percorso riformista, quello di Marco Biagi, di Tiziano Treu, di Maurizio Sacconi per citare solo alcuni, che ha portato a valorizzare e regolamentare tutte le forme di lavoro, anche temporanee, che prima cadevano invece nel lavoro nero, quello sì indegno e precario. La lotta alla precarietà del lavoro è una cosa seria, che deve sanzionare duramente i comportamenti illeciti ma non può colpire l’obiettivo sbagliato, andando a bloccare chi opera nella legalità. Il contratto a termine e quello di somministrazione garantiscono tutte le tutele previste per il lavoro subordinato e rappresentano quel ‘ponte’ che serve per portare dentro il mondo del lavoro soprattutto i giovani e chi il lavoro l’ha perso. E in Italia gli occupati a tempo determinato sono molti meno rispetto ad altri Paesi avanzati dell’Europa: da noi il 15,4% mentre in Francia e Svezia sono il 16,9% e nei Paesi bassi il 21,8%. Tutti Paesi ad alto tasso di occupazione, molto superiore a quello italiano. È un lavoro ‘degno’, crediamo, già da adesso e che ha dato opportunità a migliaia di persone. Il lavoro sta assumendo dimensioni inedite tra digitalizzazione e un’organizzazione dei tempi e degli spazi sempre più fluida. Occorre uno sguardo, politico e legislativo, all’altezza di queste trasformazioni, che convivono nel nostro Paese anche con situazioni di degrado e sfruttamento. Non è un impegno semplice, che si possa ridurre a slogan o a post. Ma è l’unica strada percorribile per mantenere e rafforzare quella dignità, nel cui nome si intitola il provvedimento, che è il primo valore del lavoro e di chi lavora e di chi offre lavoro. L’occupazione si crea invece nel dare opportunità e flessibilità che consentano di cogliere, in modo regolare, tutte le
occasioni di lavoro, e dando certezza e stabilità del quadro normativo, togliendo oneri e burocrazia che con il lavoro c’entrano poco".

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