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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

La produzione rallenta la crescita e peggiora la fiducia: l'indagine di Assindustria

L'indagine "La congiuntura dell'ndustria di Padova-Treviso" (consuntivo primo trimestre 2022 - previsioni prossimi sei mesi) è stata condotta da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 527 aziende

Frena la crescita dell’industria per gli effetti di caro energia e guerra, ma meno delle attese, rispetto alla velocità sperimentata nel 2021ed evidenzia segnali di tenuta. Lo riferisce l'indagine "La congiuntura dell'ndustria di Padova-Treviso" (consuntivo primo trimestre 2022 - previsioni prossimi sei mesi) condotta da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 527 aziende manifatturiere e dei servizi delle due province.

L'indagine

Nel primo trimestre 2022 la produzione industriale di Padova e Treviso segna un +9,9% rispetto allo stesso periodo del 2021 (+15,4% nel trimestre precedente, +19,7 la media 2021), pur in un contesto di forte eterogeneità delle performance. Un risultato sostenuto dalla domanda interna (+17,5%) e soprattutto dal fatturato estero (+18,1%), in particolare nei mercati extra-UE (+20,1%). Gli ordini in volume aumentano fra gennaio-marzo, sia pure in modo più contenuto (+19,2). La tenuta si traduce anche nei dati sull’occupazione, in aumento tendenziale del +2,2%, circa metà delle imprese assumerà nei prossimi sei mesi. Gli spaventosi aumenti di gas (+676% in aprile sul pre-Covid), energia (+364%) e materie prime (per il 98,2% delle imprese), accentuati dal conflitto, misurano lo shock di offerta che sta colpendo l’attività economica. Si aggrava la pressione sui margini aziendali, a seguito della limitata capacità di trasferire sui prezzi di vendita i rincari. Fiducia e attese sui livelli di produzione e ordini e condizioni di investimento, in sensibile diminuzione, preannunciano ripercussioni sull’effettiva capacità di tenuta delle imprese nei prossimi mesi. «Il sistema manifatturiero di Padova e Treviso mantiene il percorso di crescita nel primo trimestre, anche se la sua intensità si è ridotta - dichiara Leopoldo Destro, presidente di Assindustria Venetocentro - grazie alla sorprendente capacità di adattamento degli imprenditori e all’effetto di trascinamento del 2021. Ma i dati vanno valutati con prudenza: gli effetti del conflitto, gli ulteriori rincari di energia e altre commodity e la scarsità di materiali, si stanno traducendo in un rallentamento di tutti i principali indici, incertezza e volatilità. Tutto ciò pesa su costi e investimenti delle imprese, erode pesantemente i margini, al punto che si paventa il rischio di una riduzione della produzione di molte aziende manifatturiere, una su 4 a questi livelli di prezzo se il conflitto durerà oltre i prossimi 3 mesi. I segnali di un peggioramento sono innanzitutto nelle ridimensionate dinamiche di attività e attese delle imprese a breve termine, che preannunciano ripercussioni sull’effettiva capacità di tenuta nei prossimi mesi. La priorità, ora, è mitigare gli impatti degli aumenti dei prezzi, fissare un tetto al prezzo del gas come chiediamo da mesi sul modello di Spagna e Portogallo. Senza però perdere di vista l’obiettivo a medio-lungo termine, di una politica energetica improntata a uno sviluppo equilibrato delle diverse tecnologie e fonti sostenibili, che riduca la nostra dipendenza da Paesi politicamente instabili come la Russia. Il forte impatto degli ulteriori rincari e del conflitto sull’economia, deve costituire un allarme grave per le nostre istituzioni e la politica, che deve avere al centro dei propri obiettivi primari la tenuta e la competitività delle nostre imprese». «I dati del primo trimestre - commenta Federico Zoppas, consigliere delegato di Assindustria Venetocentro per l’Ufficio studi - evidenziano un quadro dinamico ma in un contesto nuovo e difficile, caratterizzato da forti rischi geopolitici, spinte inflazionistiche e gravi ripercussioni su imprese e consumi. Continuano ad incidere i fattori che ostacolavano l’attività produttiva già prima della guerra (rincari delle materie prime, scarsità di materiali), che si sono confermati molto rilevanti. L’industria di Padova e Treviso tiene, e lo fa bene, grazie alla capacità che abbiamo di aggiornare in corsa i macchinari, i prodotti e la presenza sui vari mercati. E ora anche le catene di fornitura. I risultati positivi sono sostenuti da un portafoglio ordini, soprattutto dall’estero, ancora importante: per la maggior parte delle aziende il problema non sembra essere la domanda, ma una capacità produttiva ostacolata da carenza di materiali e componenti e prezzi dell’energia crescenti. Gli imprenditori reagiscono a queste difficoltà ma per quanto ancora potranno farlo? A questi prezzi dell’energia, oggi di nuovo in ascesa, e scarsità di materiali semplicemente le imprese non possono reggere. Perciò ribadiamo la necessità di interventi di natura strutturale, dall’energia al cuneo fiscale e contributivo, e di politiche adeguate a supportare la nostra manifattura, la seconda d’Europa».

Il primo trimestre 2022

Nel dettaglio, nel primo trimestre 2022 l’indice della produzione industriale aumenta del +9,9% rispetto allo stesso periodo 2021 (dopo il +15,4% nel trimestre precedente, +19,7% nella media del 2021). Si evidenziano finora segnali di tenuta rispetto all’impatto dei prezzi di gas, energia e materie prime, strozzature nella fornitura, acuiti dal conflitto, pur in un contesto di forte eterogeneità delle performance delle singole aziende. L’attività produttiva è sostenuta dalla dinamica della domanda interna, con un aumento tendenziale del +17,5% (dal +18,5 nel trimestre precedente), e soprattutto degli scambi con l’estero che segnano un +18,1% rispetto a un anno prima (dal +21%, +28,7 la media 2021), nonostante la fase di rallentamento internazionale, spinti sia dalle vendite extra-UE (+20,1%) sia in Europa (+16,8%). Gli ordini in volume aumentano del +19,2% (dal +31,5%), in modo più marcato nel metalmeccanico (+21,7). Pressochè stabile l’orizzonte di lavoro assicurato (da 1 a 3 mesi per il 42,5%). L’indice dell’occupazione aumenta fra gennaio-marzo a un ritmo più contenuto, pari al +2,2% su base annua, il doppio nel metalmeccanico (+4,2%). Il deflagrare del conflitto ha accentuato i rincari di materie prime e commodity energetiche: si impenna ulteriormente al 98,2% (dal 94,5%, 78,3 nel primo trimestre 2021), la quota di imprese che riscontra pesanti rincari, scarsità di materiali e strozzature dell’offerta. Aumentano costi di trasporto e tempi di consegna. Si aggrava la pressione sui margini aziendali, a seguito della limitata capacità di trasferire sui prezzi di vendita i rincari. Spread e tassi di nuovo in movimento peggiorano le condizioni di accesso al credito per un’impresa su cinque (19,9%). Liquidità aziendale tesa per il 10,8%, pagamenti in ritardo per il 12%.

Le previsioni

L’indice di fiducia, giudizi e attese di produzione delle imprese manifatturiere, in sensibile diminuzione, preannunciano ripercussioni sull’effettiva capacità di tenuta nei prossimi sei mesi. Rallentano i giudizi sulla produzione, attesa in crescita dal 33,9% (45,1% nella rilevazione precedente), stabile dal 51,5; e gli ordini interni, in aumento per il 21,3% (in calo per il 29,3). I primi effetti del conflitto sono visibili nella flessione delle attese sugli ordini esteri, in crescita per il 27,2%, in contrazione per il 24,9% (dal 11,7), stabili per il 47,8%. Sull’occupazione, si consolidano i giudizi di stabilità (64,1%), il 29,7% la prevede in crescita, solo il 6,1 in diminuzione. Il 47,1% delle aziende farà nuove assunzioni nei prossimi sei mesi (il 59,7% oltre 250 addetti, il 57,9 nel metalmeccanico). Rincari dei prezzi, difficoltà di approvvigionamento e incertezza pesano su costi e investimenti delle imprese, questi ultimi stabili o in crescita per il 73,2% (di cui il 22,2% in aumento), in diminuzione per il 26,8%. Servono misure strutturali e di lungo periodo, con particolare riferimento al tema energia, cuneo fiscale e contributivo, liquidità, per consentire alle imprese di continuare a investire e cogliere le opportunità offerte dalle transizioni in atto. Un ruolo fondamentale lo può giocare il PNRR e la sua ‘messa a terra’, a patto di sfruttare l’occasione di investimento e riforma offerta dal Piano rispetto alle nuove esigenze dell’attuale scenario.

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