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Economia

L'industria resiste, ma guerra e shock energetico fanno salire i prezzi

Tra aprile-giugno 2022 la produzione è ancora positiva su base annua, ma in significativo rallentamento sui trimestri precedenti. Frena l’export (+6,7%), meglio la domanda interna. Gli ordini restano positivi (+10,1%) mentre è in costante recupero l’occupazione (+2,4%)

L’industria reagisce alla difficile congiuntura ma gli impatti di guerra, shock energetico e inflazione si dispiegano con maggior forza. Nel secondo trimestre 2022 la produzione industriale di Padova e Treviso segna un +7,2% rispetto allo stesso periodo del 2021, a segnalare un nuovo rallentamento della crescita rispetto al primo trimestre (+9,9%) e alla velocità sperimentata nelle rilevazioni precedenti.

I numeri

Un risultato sostenuto dalla domanda interna (+12,4%), mentre è più brusca la frenata del fatturato estero (+6,7% dal +18,1) soprattutto extra-UE (+3,9%). Gli ordini aumentano fra aprile-giugno ma a intensità ridotta (+10,1). La resilienza dell’industria si traduce anche nei dati sull’occupazione, in aumento tendenziale del 2,4%, metà delle imprese assumerà nei prossimi sei mesi. Il protrarsi dei fattori che frenano l’attività, l’energia carissima (PUN 10 volte maggiore rispetto al 2020), i rincari di materie prime (per il 95,3% delle imprese) e difficoltà di approvvigionamento, acuiti dalla guerra, il rialzo dei tassi misurano i rischi al ribasso, per l’impatto su costi e margini delle imprese. Fiducia e attese sui livelli di produzione e ordini e condizioni di investimento sono in costante deterioramento. L’incertezza, aggravata dalla nuova instabilità politica, pesa sulle prospettive per l’autunno con il rischio che questa resilienza delle imprese non duri a lungo. Sono i principali risultati dell’indagine La Congiuntura dell’Industria di Padova-Treviso (consuntivo secondo trimestre 2022 - previsioni secondo semestre) condotta da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 538 aziende manifatturiere e dei servizi delle due province.

Leopoldo Destro

«Il sistema industriale di Padova e Treviso continua a mostrare segnali di tenuta, in un contesto sempre più difficile per l’energia carissima, le difficoltà di approvvigionamento e il generale deterioramento delle condizioni di mercato, grazie alla sua flessibilità e capacità di adattarsi rapidamente al contesto e agli shock - dichiara Leopoldo Destro, Presidente di Assindustria Venetocentro -. Ma il dato di crescita tendenziale della produzione ancora solido, è comunque il più debole degli ultimi trimestri e gli indici di fiducia in discesa per il protrarsi dei fattori critici, a cui si aggiungono il rialzo dei tassi e l’instabilità politica, accrescono l’incertezza per un autunno che sarà complesso, con il rischio di un forte rallentamento dell’economia. Auspico che i partiti impegnati nella campagna elettorale mostrino consapevolezza della difficile realtà italiana e internazionale, evitando promesse mirabolanti ma irrealizzabili, e volontà di scelta dei candidati per preparazione, credibilità, autorevolezza e capacità rappresentativa dei diversi mondi vitali del Paese. E che il prossimo Governo, qualunque esso sia, operi con serietà e competenza nel solco degli impegni assunti dall’Italia in Europa, prosegua senza indugio nell’opera di attuazione del PNRR per non mancare target e scadenze, rientro del debito, riduzione del cuneo fiscale e di impulso agli investimenti e all’innovazione. L’energia è un tema di sicurezza nazionale, che mette in pericolo la produzione delle nostre imprese. Ecco perché chiediamo, con urgenza, un tetto al prezzo del gas, e di garantire la continuità delle forniture energetiche per il prossimo inverno, senza le quali rischieremmo un vero collasso. Oltre a misure per attutire l’impatto dei rincari su famiglie e imprese, e una politica energetica per l’autosufficienza, investendo su più fonti, compreso il nucleare, l’idrogeno, le rinnovabili».

Federico Zoppas

«I dati del secondo trimestre, pur tra le risapute difficoltà, evidenziano un quadro ancora positivo per l’industria di Padova e Treviso - commenta Federico Zoppas, Consigliere Delegato di Assindustria Venetocentro per l’Ufficio Studi -. Ma si sta progressivamente esaurendo la spinta che ci aveva permesso di recuperare, nel 2021, il divario con il periodo pre-pandemia. Il contesto generale rimane decisamente complicato, per le spinte inflattive sui prezzi di energia e alimentari ma anche nuove variabili con cui le imprese dovranno fare i conti, come la brusca frenata della Germania, il rialzo dei tassi da parte della BCE e il rischio di un aumento del costo del credito che potrebbe frenare consumi e investimenti, e la situazione politica italiana, con il rischio potenziale di instabilità che sarebbe deleterio. Ne risentono le aspettative degli imprenditori per il futuro, che viene visto con preoccupazione sia per la domanda interna che per quella estera, con un’incertezza che si riflette anche sull’andamento della seconda parte del 2022. Reattività e prudenza rimangono le parole d’ordine per i prossimi mesi che ci aspettano. Auspicando un confronto elettorale di impegni credibili e concreti, per la stabilità finanziaria, la coesione e la crescita per le quali l’industria è il vero asset strategico».

Consuntivo secondo trimestre 2022

Nel dettaglio, nel secondo trimestre 2022 l’indice della produzione industriale aumenta del +7,2% rispetto allo stesso periodo 2021, a segnalare un nuovo rallentamento della crescita sia rispetto al primo trimestre (+9,9%) che nel confronto con le rilevazioni precedenti (+39,1% l’anno scorso). Nei primi sei mesi la variazione media è del +8,6%. Performance migliori fra aprile-giugno per le piccole (+11,3%) e le medie imprese (+10,1). L’attività è sostenuta dalla domanda interna, con un aumento tendenziale del +12,4% (dal +17,5). Gli scambi con l’estero restano in aumento del +6,7% ma in sensibile frenata rispetto al trimestre precedente (+18,1) e soprattutto all’anno scorso (+61,8%) per il commercio mondiale debole, sostenuti dalle vendite in Europa (+8,9%) mentre quelle extra-UE ripiegano (+3,9%) per la flessione delle realtà più grandi. Gli ordini in volume aumentano del +10,1%, crescita quasi dimezzata rispetto a gennaio-marzo (+19,2). Pressochè stabile l’orizzonte di lavoro (da 1 a 3 mesi per il 47,5%).

Occupazione

L’indice dell’occupazione aumenta fra aprile-giugno a un ritmo del +2,4% su base annua (+2,6 nel metalmeccanico). Il protrarsi della guerra e con essa il susseguirsi di rincari e scarsità di materiali, accende l’inflazione: resta molto elevata per il settimo trimestre consecutivo al 95,3% (dal 98,2) la quota di imprese che riscontra pesanti rincari di materie prime e beni energetici (Prezzo unico nazionale dell’elettricità a 463 €/MWh il 18 luglio, 10 volte maggiore rispetto a inizio 2020), aumento di costi trasporto e tempi consegna. Si aggrava la pressione sui margini aziendali, a seguito della limitata capacità di trasferire sui prezzi di vendita i rincari. Tassi e spread di nuovo in rialzo peggiorano le condizioni di accesso al credito per un terzo delle imprese (32,8% dal 19,9). Liquidità aziendale tesa per il 10,5%, pagamenti in ritardo per il 15%.

Previsioni

L’indice di fiducia delle imprese manifatturiere, giudizi e attese sui livelli di produzione e ordini, in costante deterioramento, segnalano maggiore incertezza sulle prospettive nel secondo semestre. Rallentano i giudizi sulla produzione, attesa in crescita dal 23,4% (33,9% nella rilevazione precedente), stabile dal 54,5; e gli ordini interni, in aumento per il 15,1% (in calo per il 38,4). Gli effetti di guerra, inflazione e debole commercio estero sono visibili nella nuova flessione delle attese sugli ordini esteri, in crescita per il 25,9%, in contrazione per il 27,1, stabili per il 47%. Sull’occupazione, si consolidano i giudizi di stabilità (64,6%), il 28,9% la prevede in crescita, solo il 6,5 in diminuzione. Il 49,8% delle aziende farà nuove assunzioni nel secondo semestre (il 69,9% oltre 250 addetti, il 54,8 nel metalmeccanico). Energia carissima, difficoltà di approvvigionamento, incertezza pesano su costi e investimenti delle imprese, questi ultimi stabili o in crescita per il 71,2% (di cui il 19,1 in aumento), in diminuzione per il 28,9%.

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