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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Il caso Micromeccanica, Piva: "Non riesco a trovare apprendisti per la mia azienda"

Lavoro e scuola: quando domanda e offerta non si incontrano. 28 casi su 100 le imprese padovane prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati

"Non riesco a trovare apprendisti. Evidentemente i giovani pensano che lavorare in un’azienda metalmeccanica sia poco gratificante. E sì che lo stipendio è migliore di quello che potrebbero trovare altrove". A parlare è Giancarlo Piva, a capo della padovana Micromeccanica, impresa associata a Confapi che conta 35 dipendenti e fattura circa 6 milioni di euro l’anno. Il suo allarme fotografa una situazione comune: sono sempre più frequenti i casi di aziende italiane che non riescono a trovare il profilo adatto, scontando una difficoltà di reperimento di forza lavoro dovuta a carenze di formazione o di esperienza da parte di tanti giovani, come attesta anche l’ultima analisi del sistema informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere in accordo con l’Anpal, sulle previsioni di assunzione delle imprese private dell’industria e dei servizi tra luglio e settembre di quest’anno: in 28 casi su 100 le imprese padovane prevedono di avere difficoltà a reperire i profili desiderati.

CERCASI.

"Sono dati che non mi stupiscono e lo dico partendo dalla mia esperienza concreta. Da tempo stiamo cercando due o tre apprendisti da inserire nelle operazioni di controllo qualità, in sostanza chiamati a verificare che quanto esce dalle nostre macchine sia conforme al disegno e alle esigenze dei clienti. L’obiettivo è poi quello di formarli, facendo loro imparare ad attrezzare i nostri strumenti, rendendoli in grado di produrre. Non si trovano" spiega Piva, che ha preso contatti anche con il mondo della scuola. "E proprio qui sta il punto. A quanto risulta, i ragazzi che vogliono entrare nel settore manifatturiero sono pochi, pochissimi. Mi sono rivolto all’Enaip di Padova, istituto che organizza corsi di formazione professionale: mi dicono che per una classe che prepara alle lavorazioni meccaniche ce ne sono tre per aspiranti cuochi. M’immagino che questo boom sia dovuto ai numerosi programmi di cucina che fioriscono in tivù, ma mi chiedo se veramente tutti quelli che usciranno saranno poi assorbiti dal mercato. Faccio un altro esempio: all’istituto Camerini Rossi mi hanno risposto che non organizzano più corsi professionali di questo tipo, perché non c’è più richiesta da parte dei ragazzi".

IL MERCATO.

E invece il mercato esisterebbe. "In Veneto e a Padova in particolare esiste un tessuto di aziende metalmeccaniche solide, che lavorano per conto terzi ed esportano soprattutto in Germania, peraltro sono quelle che costituiscono il tessuto imprenditoriale di Confapi. Ebbene, oggi ci troviamo a contenderci i ragazzi tra le aziende come succedeva “ai bei tempi”, prima della crisi, proprio per la difficoltà a trovare manodopera. E guardate che parlo di imprese che potrebbero offrire ben più dei 900 euro di stipendio medio che in genere portano a casa gli operai di altri settori all’inizio della loro carriera professionale. Per quanto riguarda la mia azienda, nello specifico, avrei bisogno di due o tre figure da inserire subito, ma ho anche la necessità di sostituire in una prospettiva temporale leggermente più lunga altre tre o quattro persone destinate alla pensione nel giro di pochi anni, ovviamente con nuovi innesti che dovrò formare".

START UP.

In un quadro del genere risulta difficile essere ottimisti. "Se a pressione fiscale esorbitante, costi dell’energia e burocrazia aggiungiamo anche la difficoltà di reperire manodopera specializzata diventa un problema immaginare un futuro per la metalmeccanica" conclude la sua disamina Piva. "Si pensa a questo come a un settore meno nobile di altri, dove ci si sporca le mani e dove non c’è innovazione. È vero esattamente il contrario: pensate solo che ogni nostro prodotto è sottoposto a una sorta di pagella da parte del cliente e che possiamo permetterci margini di errori di 100 pezzi su un milione. Insomma, bisogna riuscire a sfatare questi luoghi comuni. Mi sembra che anche da parte delle istituzioni ci si riempia facilmente la bocca parlando – e finanziando – start up che spesso hanno poco futuro e non si pensi ai problemi delle tante aziende come la mia, che continuano a fare investimenti importanti".

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