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Terremoto sui dipendenti Mantovani dopo la cassa integrazione: "Piano da 170 esuberi"

Tavolo "amaro" lunedì nella sede padovana della società di costruzioni. Tra un mese scadono gli ammortizzatori sociali. I sindacati fanno muro: "Chiediamo un tavolo al ministero"

La cassa integrazione straordinaria scade tra un mese, ma le difficoltà in seno alla Mantovani spa, impresa di costruzioni padovana con grossi cantieri tra Venezia e Marghera (in primis fa parte delle società all'interno del Consorzio Venezia Nuova impegnate nella  costruzione del Mose), non si sono estinte. Anzi. Con la fine degli ammortizzatori sociali, la dirigenza lunedì mattina ha attivato la  procedura di mobilità per 170 suoi dipendenti, stante l'impossibilità di garantire il reimpiego di tutto il personale oltre il 25 ottobre. 

L'INCONTRO COI SINDACATI. Non si può parlare di un fulmine a ciel sereno, visto che la Cigs era scattata a fine ottobre dell'anno scorso per 358 dipendenti. I sindacati, naturalmente, dopo la comunicazione di lunedì mattina, si sono opposti all'ipotesi di esuberi. L'incontro si è tenuto proprio nella sede amministrativa della società, in via Belgio a Padova. Presenti al tavolo l'amministratore delegato della società, Maurizio Boschiero, e l'Ance di Venezia, con Luca De Lazzari. Dall'altra parte della barricata i rappresentanti della Filca Cisl, Alberto Franzo, della Feneal Uil, Adriano Brinis, e della Fillea Cgil, Francesco Andrisani. Le Rsu avevano all'incontro Massimo De Grandis, Mario Ferraro, Lidio Berhan, Loretta Moretto, Enzo Crosara e Natalino Franzoso. 

TAVOLO AL MINISTERO. I rappresentanti dei lavoratori hanno respinto il piano presentato dalla società, passando la palla anche al ministero del Lavoro. "Una situazione del genere non può essere trattata come una mera questione interna aziendale - ha spiegato Francesco Andrisani, segretario generale Fillea Cgil Venezia - per questo chiederemo un tavolo al ministero". Obiettivo capire se ci sia la possibilità di ricorrere a ulteriori ammortizzatori, prolungandoli. Ritagliandosi ulteriore tempo per assorbire eventuali esuberi. Un anno fa, a inizio Cigs, la dirigenza sui quotidiani aveva puntato il dito contro il calo delle commesse e anche contro lo scandalo Mose, danno d'immagine non indifferente per il colosso veneto delle costruzioni. 

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