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Economia

1.400 ambulanti per 120 appuntamenti: i mercati settimanali della provincia parlano padovano

23esimo posto in Italia per Padova nella classifica delle province col maggior numero di ambulanti "autoctoni"

In Italia sono oltre 183mila, nel Veneto poco più di 10mila, a Padova poco meno di 2.500: è questo il “selfie” delle imprese che alimentano il commercio ambulante e che, proprio per la loro consistenza, non sono affatto marginali: 22% il loro contributo all’ammontare delle imprese commerciali in Italia, un po’ meno (20%) nella nostra regione.

I dati

Commenta Ilario Sattin, presidente degli ambulanti di Ascom Padova e presidente regionale della Fiva Confcommercio: «I dati diffusi nei giorni scorsi da Unioncamere-InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio dimostrano che l’ambulantato non è affatto marginale ed anzi rappresenta un canale distributivo importante. Peccato che nei confronti di questo comparto gravino luoghi comuni difficili da scardinare». Il primo, forse il più significativo, è quello relativo al fatto che avviare un’impresa ambulante sia una prerogativa degli stranieri. «Che siano tanti gli imprenditori non italiani - continua Sattin - è un dato di fatto, così come è evidente il loro aumento visto che siamo passati (dato nazionale) dal 50,3% del 2014 al 56,6% dello scorso fine giugno. A Padova però la situazione è un tantino diversa». A Padova, infatti, i titolari italiani sono il 65,7% del totale e addirittura l’82,3% (in termini assoluti si tratta di 1.399 imprenditori) sono nati in provincia. «Una caratteristica - puntualizza Sattin - che ci colloca al 23° posto in Italia, seconda provincia del Nord (se si esclude Bolzano, che ha caratteristiche linguistiche particolari ed è al 93,5%), tre posizioni sotto Brescia che di ambulanti “autoctoni” ne vanta l’83,5% del totale».

120 mercati settimanali

La provincia di Padova insomma, con i suoi circa 120 mercati settimanali, resta ancora una “piazza” interessante per il commercio su area pubblica, con un mix di italiani e stranieri (come abbiamo visto in rapporto di 2 a 1) che evita certe “estremizzazioni” sul tipo di territori come le province di Catanzaro (dove solo il 20,5% di operatori rispetto al totale è italiano), Reggio Calabria (21,3%) e Caserta (23,1%). O, viceversa, città come Bari, dove il 97,5% delle imprese ambulanti ha come titolare una persona nata nella stessa provincia, o come Palermo e Napoli, dove, rispettivamente, il 96,3% e il 95% degli ambulanti proviene dal rispettivo territorio comunale. Ma cosa commerciano gli ambulanti? Prevalentemente abbigliamento, che rappresenta il 38% delle attività ambulanti, seguono “altri prodotti” cioè fiori, cosmetici, detersivi per un altro 37,3%, mentre il settore alimentare rappresenta solo il 18% delle attività ambulanti, prevalentemente prodotti ortofrutticoli. «Purtroppo - denuncia il presidente degli ambulanti della Fiva Ascom Confcommercio - il settore affronta con difficoltà la questione degli investimenti, non fosse altro perché continua ad essere ostaggio delle incertezze connesse alla Bolkestein mai veramente superata nonostante, qui nel Veneto, si fosse giunti ad una definizione sia dei tempi che dei modi per rinnovare le concessioni». Infine un passaggio sul rapporto con le amministrazioni comunali. «Nel complesso - conclude il presidente - i rapporti suono buoni. Talvolta però riscontriamo che agli ambulanti e alle loro organizzazioni di rappresentanza, certe modifiche per lavori o interventi di vario genere che investono direttamente i mercati, vengono comunicate a scelte già fatte. E questo non va bene».

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