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Economia Loreggia

Miele, diminuisce la produzione ma è salva la qualità

Renato Piccolo, apicoltore di Loreggia: "Estate complicata, buona la qualità"

La siccità e il maltempo hanno tagliato anche quest’anno una parte significativa della produzione di miele in con le fioriture estive bruciate dal caldo o distrutte dalla grandine e le api allo stremo costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento. E’ quanto emerge dal primo bilancio di Coldiretti sul miele Made in Italy nel 2022 con il raccolto praticamente dimezzato a livello nazionale (-40%) rispetto al potenziale produttivo. Il risultato – precisa la Coldiretti – è una produzione Made in Italy intorno ai 13 milioni di chili, fra le più basse del decennio.

Miele

La mappa italiana del miele stilata da Coldiretti registra cali che vanno dal -15% della Calabria al -60% delle Marche, mentre il Veneto fa i conti, insieme con la provincia di Padova, con una flessione di circa il 30%, con punte più alte in alcune zone più siccitose. Le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate hanno costretto gli apicoltori ad intensificare il nomadismo verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto. Le api vengono abbeverate artificialmente con contenitori d’acqua e galleggianti di sughero e polistirolo in modo che si dissetino senza affogare. Ma oltre alla spallata del clima – sottolinea Coldiretti – i “pastori delle api” devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio.

Provincia

Nella nostra provincia, ricorda Coldiretti Padova, gli apicoltori sono circa 1.100, in grande maggioranza hobbisti, quest’anno in crescita, accanto ai quali vi sono alcune decine di professionisti che assicurano la produzione del miele padovano. Nel padovano si contano circa 12 mila arnie e una produzione potenziale di circa 4 mila quintali di miele, oltre ai derivati. La varietà di miele più diffusa è il millefiori, seguita dall’acacia. Un prodotto locale ricercato e apprezzato dai consumatori, nonostante la concorrenza di miele straniero di qualità nettamente inferiore. Le api, vere e proprie sentinelle ambientali, sono sane perché – spiega Coldiretti Padova – gli apicoltori più esperti sanno come prendersi cura degli alveari, costantemente monitorati tutto l’anno con interventi quotidiani, indispensabili per far fronte agli imprevisti e alle improvvise variazioni meteo.

Renato Piccolo

Renato Piccolo, storico apicoltore di Loreggia, spiega che la resa è condizionata dal clima e sottolinea l’importanza dell’intervento degli apicoltori professionisti: «Il calo rispetto alla produzione storica della nostra provincia c’è, ma la stagione è andata un po' meglio dell'anno scorso, anche se l’estate è stata complicata dal caldo e della mancanza di piogge. Le fioriture primaverili di castagno, tiglio e acacia sono state sufficienti ma non abbondanti perché le piante sono entrate in stress idrico per la prolungata siccità. Nei pochi posti dove ha piovuto abbiamo fatto molto bene ma dove le precipitazioni sono state molto è stata una delle peggiori estati. E’ andata meglio a chi è ricorso al nomadismo, spostando cioè gli appari nelle zone più idonee, e questo ha permesso di ottenere una produzione soddisfacente. Avremo miele di buona qualità, perché è questo che conta. Chi invece spinge troppo sulla quantità e non ha le cognizioni tecniche precise corre il rischio di compromettere la qualità del prodotto. Una corretta formazione e preparazione tecnica in questo lavoro è essenziale per non commettere passi falsi».

Biodiversità

Sul fronte della biodiversità, ricorda Coldiretti, le api sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. «In media una singola ape – precisa la Coldiretti – visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà da quelli Dop come il Miele della Lunigiana, e il Miele delle Dolomiti Bellunesi e il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia. Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 e l’anno scorso – evidenzia Coldiretti - hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina con quasi 2 vasetti su 3 pieni in pratica di prodotto straniero.

Etichettatura

«Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti».

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