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Economia

Bar in crisi: abbassate 300 saracinesche in 4 anni

A riferirlo è stato ieri, 27 maggio il vice presidente di Appe Matteo Toniolo che ha illustrato l'importanza di questi esercizi commerciali non solo in ambito sociale, ma anche di sicurezza

Inflazione, crisi dei consumi e aumento dei costi mettono in ginocchio i bar tradizionali. Un settore pronto a “cambiare pelle”, che necessita di sostegno da parte delle amministrazioni locali. E' quanto è emerso ieri, 27 maggio, dall’analisi svolta dall’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi – APPE – di Padova, su dati Infocamere, e relativa alle attività di pubblico esercizio, con particolare riferimento ai bar giornalieri, quelli che aprono al mattino presto e chiudono entro le 22.

I numeri

I numeri, riferiti all’anno 2022, vedono a livello provinciale 4.861 attività iscritte al Registro delle Imprese (ristoranti, bar e catering), contro le 5.008 imprese dell’anno precedente e le 5.166, massimo storico, registrate nel 2018. «In soli 4 anni – dichiara il vice Presidente Matteo Toniolo – abbiamo perso più di 300 attività, vale a dire il 6% del totale, ma l’aspetto più drammatico è che le chiusure riguardano quasi esclusivamente il settore dei bar con un meno 122 nel solo anno 2022». Indebitamenti contratti durante il periodo Covid, costi aumentati in modo spropositato, consumi in calo e impossibilità di aumentare in modo adeguato i listini. Sono gli elementi che, secondo l’Associazione degli esercenti, hanno portato tante attività di bar ad abbassare definitivamente le serrande. «Il turnover - ha proseguito Toniolo - nel settore dei pubblici esercizi è sempre stato particolarmente elevato, ma adesso stiamo registrando picchi preoccupanti: secondo gli ultimi dati in nostro possesso, più della metà dei locali chiude entro i primi cinque anni di vita».

Le cause

Eppure, secondo l’Associazione che a Padova e provincia è quella più rappresentativa del settore turistico, i bar sono un vero e proprio “patrimonio” da salvaguardare. «Sono imprese - ha precisato Toniolo - che presidiano il territorio, anche nei giorni e orari in cui le altre attività sono chiuse, sono anche un punto di ospitalità per cittadini e turisti, svolgono un servizio di ristoro e accoglienza e, non ultimo, di sicurezza». E ancora «L’evoluzione dei social ha portato con sé la trasformazione dell’uomo da “animale sociale” a individuo singolo: pensiamo a quante monoporzioni vengono vendute al supermercato e poi consumate tristemente sulla scrivania dell’ufficio o seduti su una panchina. Stiamo realmente perdendo il carattere sociale e socievole che ha caratterizzato il fascinoso e acclamato “Italian way of life”, per andare a finire nell’isolazionismo di stampo anglosassone».

L'importanza del bar

Ecco che, dunque, i bar diventano anche presidio di socialità, di conversazione e confronto. «Pensiamo - ha concluso Toniolo - a quante amicizie, quanti affari e quanti scambi di idee sono nati e maturati al tavolo di un bar, a partire dai “caffè” del settecento, fino ai giorni nostri: ecco, se dovessi dare una definizione di bar, direi che è un “social network reale”, con tutti i vantaggi del caso, come ad esempio poter condividere emozioni e racconti in compagnia». Molti clienti stanno orientando i propri consumi verso altre formule, come il “vending”, le classiche macchinette da caffè presenti ormai in tutti gli uffici, o l’acquisto di prodotti preconfezionati al supermercato, creando così difficoltà al settore dei pranzi veloci, delle colazioni e degli aperitivi.

I bar in numeri

Sono circa 2.000, tra sedi e unità locali, i bar e similari presenti a Padova e provincia. Di questi, circa un migliaio nel solo territorio comunale di Padova. I bar danno lavoro a circa 8.000 lavoratori dipendenti: circa il 55% dei lavoratori sono donne. Quasi il 40% dei bar sono imprese femminili, i cui titolari o legali rappresentanti sono donne. La speranza di Appe e non solo è che questo settore così strategico possa tornare ad antichi splendori.

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