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Economia

«Politica ed economia siano più attente alle esigenze degli universitari»: l'appello di Ascom Padova

Patrizio Bertin chiede più attenzione per i 60mila studenti universitari: «Stimiamo che il volume d'affari che "gira" attorno all'ateneo si quantifichi in qualcosa come 450 milioni di euro».

Poco meno di sessantamila. Tanti sono gli studenti iscritti all'Università di Padova. «Se l'Arcella, che definiamo "città nella città" ne vanta circa 50mila, non vi è dubbio che anche gli studenti che frequentano la nostra università siano una "città nella città". Solo che a loro dedichiamo poca attenzione». Il presidente dell'Ascom, Patrizio Bertin, ne è convinto: si può fare di più e, soprattutto, si può fare meglio perchè chi vive a Padova per studio non abbia la (antipatica) sensazione di sentirsi un soggetto che alimenta l'economia locale ricevendo, in cambio, pochino. Eppure ciò che 60mila studenti movimentano in termini di Pil padovano dovrebbe far riflettere. «Stimiamo - continua Bertin - che il volume d'affari che "gira" attorno all'ateneo si quantifichi in qualcosa come 450 milioni di euro: una cifra di tutto rispetto che meriterebbe maggiore attenzione non solo dalla politica ma anche dall'economia».

Piazza Mazzini

Non si chiama fuori, il presidente dell'Ascom, anzi. «Dall'immobiliare ai consumi - riflette il presidente - il nostro territorio dipende per buona parte anche da questi ragazzi che sarebbe giusto potessero godere di maggiori attenzioni anche perchè la loro massiccia presenza rappresenta per noi una ricchezza non solo dal punto di vista economico». Evidente il riferimento al progresso scientifico, culturale e tecnologico che chi studia a Padova lascia poi a Padova come eredità, ma vi sono anche altri aspetti che a Bertin piace sottolineare. «Prendiamo - segnala il presidente dell'Ascom - i due nuovi insediamenti: il prossimo venturo "sbarco" in zona piazza Mazzini del polo umanistico all'ex geriatrico ed il più lontano, ma già individuato, arrivo del campus alla caserma Piave. Ebbene, in entrambi i casi assisteremo ad una riqualificazione e ad un rilancio delle rispettive aree di influenza che non dovrebbe sfuggire, anche in termini di contrasto al degrado, nè all'amministrazione nè agli imprenditori».

"Do ut des"

Qualcosa, soprattutto in piazza Mazzini, si sta già avvertendo ma il presidente dell'Ascom punta ad un livello qualitativo più "strutturato". «Si tratta di vedere - continua - se chi viene a vivere a Padova per studio possa, in qualche misura, essere agevolato. Se cioè possa disporre dei servizi che la città offre magari usufruendo di una scontistica generalizzata frutto di un progetto complessivo che potrebbe vedere le associazioni imprenditoriali farsi prima promotrici e poi garanti di un sistema in grado, da un lato, di favorire gli studenti ma, dall'altro, di "fidelizzarli" ai negozi, ai bar, ai ristoranti, di renderli fruitori primari dei servizi messi a punto dagli enti pubblici e, operazione più difficile ma non impossibile, regolare anche gli affitti in una visione di trasparenza che potrebbe estendere il concetto di "Padova città universitaria" all'intero territorio che la esprime». Insomma un "do ut des" su cui, finora, nessuno si è seriamente speso, forse nella (sbagliata) convinzione che il mercato sia in grado di regolare tutto e tutti.«Invece - conclude Bertin - un'azione coordinata e lungimirante avrebbe il potere di raggiungere più di un obiettivo. Non ultimo quello di inserire maggiormente gli studenti nella vita cittadina che, di fronte ad un invecchiamento progressivo della popolazione, potrebbero rappresentare una risorsa in termini di osmosi positiva tra le generazioni. Che andrebbe ovviamente ed in qualche modo riconosciuta».

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