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Da Padova tre volte stop al Ceta: "Tuteliamo la nostra identità e i nostri produttori"

Il Consorzio di Tutela del Prosciutto Veneto Berico Euganeo, il Consorzio Vini Doc dei Colli Euganei e il Consorzio Vini Corti Benedettine dicono no all’accordo di libero scambio Ue – Canada che spalanca le porte alla argopirateria

Vittorio Daniolo presidente del Consorzio del Prosciutto Veneto Berico Euganeo, Marco Calon presidente del Consorzio Vini Colli Euganei e Marco Guasti del Consorzio Vini Doc Corti Benedettine bocciano sonoramente il trattato internazionale per la minaccia che rappresenta nei confronti dei prodotti di qualità a marchio d’origine, legati al territorio d’origine e a severi standard qualitativi, oltre che ad una ben precisa denominazione.

I CONTENUTI. “C’è ben poco di “libero” nell’accordo internazionale Ceta tra Ue e Canada. Anzi, questo discusso trattato di fatto spiana la strada alla pirateria alimentare a danno dei nostri prodotti, delle nostre denominazioni che tutelano aziende e territori a garanzia dei consumatori”, dichiarano.

LE TUTELE. “Il Ceta non fornirà alcuna tutela sul territorio canadese a ben 250 denominazione di origine Dop e Igp (su un totale di 291 riconosciute dall’Unione Europea)", spiega Vittorio Daniolo, "Per Padova non sono tutelati proprio il nostro Prosciutto Veneto Berico Euganeo e i radicchi veneti a marchio di qualità prodotti nella nostra provincia, insieme al formaggio Montasio. Il trattato infatti dà il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi dei nostri prodotti Made in Italy mentre per alcuni è consentito l’uso degli stessi termini accompagnato con “genere”, “tipo”, “stile” e da una indicazione visibile e leggibile del prodotto".

I RICONOSCIMENTI. "Però se sono stati immessi sul mercato prima del 18 ottobre 2013 potranno addirittura essere commercializzati senza alcuna indicazione", aggiunge Daniolo, "La tutela delle indicazioni geografiche riconosciute non impedisce l’uso in Canada di indicazioni analoghe per coloro che abbiano già registrato o usato commercialmente questa indicazione”.

LA QUALITÁ. “Il nome è quanto di più prezioso abbiamo", aggiunge Marco Calaon, "perché racchiude il valore del lavoro dei nostri produttori, insieme al loro futuro, e offre una garanzia ai consumatori attenti all’origine e alla qualità. Non possiamo accettare pertanto il via libera alle imitazioni che sfruttano così palesemente i nomi delle nostre tipicità, espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzate sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo".

CONCORRENZA. ”Con queste premesse non possiamo che condividere la ferma opposizione espressa in questi giorni da Coldiretti a capo del vasto movimento “Stop Ceta”, conclude Marco Guasti "perché la presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile. Si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori. Senza considerare il rischio di un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece l’Italia e l’Unione Europea hanno il dovere di difendere i nostri prodotti a marchio”.

I PRODOTTI. “Ringraziamo Daniolo, Calaon e Guasti per questa importante presa di posizione nei confronti del trattato che di fatto spalanca le porte alla pirateria agroalimentare e minaccia seriamente proprio i prodotti a marchio di qualità sui quali le nostre aziende hanno investito molto. Dopo la protesta a Roma insieme a sindaci e amministratori locali in questi giorni stiamo raccogliendo l’adesione di molte aziende e produttori che non intendono subire gli effetti di un accordo che va ad indebolire proprio la nostra migliore agricoltura”, commenta Federico Miotto, presidente di Coldiretti Padova.

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